Spaccanapoli e il presepe napoletano. Storia, personaggi e luoghi


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Spaccanapoli2Italia, Nel mezzo della città di Napoli si apre via Spaccanapoli, un rettilineo di più di un chilometro, stretto e vociante, che divide in due l’enorme agglomerato. Il decumano inferiore, volgarmente chiamato Spaccanapoli, insieme al decumano maggiore e al decumano superiore, rappresenta una delle tre strade principali dell’impianto urbanistico progettato in epoca greca e che attraversavano in tutta la loro lunghezza l’antica Neapolis.  Lungo via San Biagio dei Librai, uno dei cardini (o stenopos) che sale verso nord, collegando il decumano inferiore a quello maggiore,  si trova via San Gregorio Armeno che vanta una tradizione presepiale antichissima, ancora oggi rappresentata dalle botteghe artigiane famose in tutto il mondo.

Un documento testimonierebbe l’esistenza di un presepio nella Chiesa di S. Maria già nel 1025. Nel Settecento il presepio napoletano visse la sua stagione d’oro, uscì dalle chiese dove era oggetto di devozione religiosa per entrare nelle dimore dell’aristocrazia. Nobili e ricchi borghesi gareggiarono per allestire impianti scenografici sempre più ricercati.

In quel periodo la scena si sposta sempre più al di fuori del gruppo della sacra famiglia e più laicamente s’interessa dei pastori, dei venditori ambulanti, dei re Magi, dell’anatomia degli animali. Benché Luigi Vanvitelli definì l’arte presepiale “una ragazzata”, tutti i grandi scultori dell’epoca si cimentarono in essa fino all’Ottocento inoltrato e Goethe descrive il presepe italiano nel suo Viaggio in Italia del 1787.

 

reggia-di-caserta-02Ma quali sono i personaggi tipici del Presepe napoletano?

Benino o Benito è la figura di riferimento a quanto affermato nelle Sacre Scritture: “E gli angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti”Il vinaio e Cicci Bacco è un personaggio delle antiche divinità pagane, dio del vino, che si presenta spesso davanti alla cantina con un fiasco in mano. Ma il vino e il pane, rappresentano anche  i doni con i quali Gesù istituì l’Eucaristia, diffondendo il messaggio di morte e resurrezione al Regno dei Cieli.

La meretrice è il simbolo erotico per eccellenza, contrapposto alla purezza della Vergine, si colloca nelle vicinanze dell’osteria, in contrapposizione alla Natività che è alle spalle.

 

presepe_04Il Pescatore che rappresenta simbolicamente il pescatore di anime. Infatti il  pesce fu il primo simbolo adottato dai cristiani perseguitati dall’Impero Romano.

I due compari, zi’ Vicienzo e zi’ Pascale che sono la personificazione del Carnevale e della Morte. Si narra che al cimitero delle Fontanelle di Napoli era in mostra un cranio indicato come “A Capa ‘e zi’ Pascale” al quale si attribuivano poteri profetici, tanto che le persone lo interpellavano per chiedere consigli sui numeri da giocare al lotto.

Il monaco invece viene interpretato in chiave dissacrante, come simbolo di un’unione tra sacro e profano che si realizza nel presepe napoletano.

 

PRESEPELa zingara, segno di sventura e dolore,  è una giovane donna  con vesti rotte ma appariscenti,  tradizionalmente in grado di predire il futuro. In questo caso la sua presenza è simbolo del dramma di Cristo poiché porta con sé un cesto di arnesi di metallo usato per forgiare i chiodi della crocifissione.

Stefania è una giovane vergine che, quando nacque il Redentore, si incamminò verso la Natività per adorarlo. Bloccata dagli angeli che vietavano alle donne non sposate di visitare la Madonna, Stefania prese una pietra, l’avvolse nelle fasce, si finse madre e, ingannando gli angeli, riuscì ad arrivare al cospetto di Gesù il giorno successivo. Alla presenza di Maria, si compì un miracoloso prodigio: la pietra starnutì e divenne bambino, Santo Stefano, il cui compleanno si festeggia il 26 dicembre.

 

pastori-presepe-napoliI venditori simboleggiano ogni mese dell’anno: Gennaio macellaio o salumiere; Febbraio venditore di ricotta e formaggio; Marzo pollivendolo e venditore di uccelli; Aprile venditore di uova; Maggio rappresentato da una coppia di sposi con un cesto di ciliegie e di frutta; Giugno panettiere o farinaro; Luglio venditore di pomodori; Agosto venditore di cocomeri; Settembre venditore di fichi o seminatore; Ottobre vinaio o cacciatore; Novembre venditore di castagne; Dicembre pescivendolo o pescatore.

E per finire, non possono mancare i re magi che rappresentano il viaggio notturno della stella cometa che si congiunge con la nascita del nuovo “sole-bambino”.  Secondo la tradizione cristiana essi si mossero da oriente, che è il punto di partenza del sole. In origine rappresentati in groppa a tre diversi animali, il cavallo, il dromedario e l’elefante che rappresentano rispettivamente l’Europa, l’Africa e l’Asia. La parola magi è il plurale di mago, ma per evitare confusione si usa dire magio. Si trattava di sapienti con poteri regali e sacerdotali. Il Vangelo pur non parlando di un preciso numero, la tradizione ha fissato a tre, in base ai loro doni, oro, incenso, mirra, cui è stato poi assegnato un significato simbolico.

 

 

Anche i luoghi del presepio napoletano hanno dei significati precisi.  Ad esempio il ponte è un chiaro simbolo di passaggio ed è collegato alla magia; il fiume è un simbolo presente in tutte le mitologie legate alla morte e alla nascita divina. Nel caso della religione cristiana, essa richiama al liquido del feto materno ma, allo stesso tempo, all’Acheronte, il fiume degli inferi su cui vengono traghettati i dannati.   Il pozzo rappresenta il collegamento tra la superficie e le acque sotterranee, la sua storia è ricca di aneddoti e superstizioni, che ne fanno un luogo di paura.  Addirittura un tempo ci si guardava bene dall’attingere acqua nella notte di Natale, si credeva che quell’acqua contenesse spiriti diabolici capaci di possedere la persona che l’avesse bevuta. L’osteria rappresenta il rifiuto delle osterie e delle locande di dare ospitalità alla Sacra Famiglia, il dissacrante banchetto che in esse vi si svolge è simbolo delle cattiverie del mondo che la nascita di Gesù viene ad illuminare.

PAPA: APPENA ELETTO, GIA' STATUINA IN PRESEPE DI NAPOLI

 

L’eredità culturale del presepe napoletano risiede nel realismo delle sue rappresentazioni. Non è più solo un simbolo religioso, ma uno strumento descrittivo, identificativo e unificante della comunità di appartenenza, nella sua dettagliata composizione. Si potrebbe forse dire che il presepe napoletano è stato e rimane un veicolo di identificazione della “gens napoletana” e l’antesignano di quel realismo che ha caratterizzato le rappresentazioni teatrali e le produzioni cinematografiche napoletane.

Quest’anno infatti il personaggio di punta è Papa Francesco, molto amato dai napoletani.

 



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