Musée d’Orsay a Roma: 70 opere che raccontano il passaggio dal classico al moderno.


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Grandi Mostre: da oggi all’8 giugno il Musée d’Orsay sbarca a Roma.

Vittoriano - Photo by Paolo Costa Baldi. License: GFDL/CC-BY-SA 3.0

L’impressionismo come chiave di volta della pittura contemporanea. Questo l’assunto e la sfida degli organizzatori  della grande mostra “Musée d’Orsay. Capolavori”, aperta ieri al pubblico al Vittoriano di Roma. Non è un caso che l’esposizione si apra con un’intera sezione autoreferenziale, nella quale il museo parigino racconta se stesso, dal salvataggio dalle ruspe che minacciavano la vecchia e bella Gare d’Orsay alla decisione del presidente Valéry Giscard d’Estaing (la cui inedita intervista filmata viene riprodotta da uno schermo televisivo), dopo un vertice a Venezia con Francesco Cossiga, di affidarne all’architetto italiano Gae Aulenti, scomparsa l’anno scorso, il trasferimento e la collocazione della grande e celebre collezione di capolavori che ruotano intorno all’impressionismo raccolti in un’ala del Louvre, il Jeux des Paumes.

Paul Gauguin, Il pasto, 1891

Paul Gauguin, Il pasto, 1891

Vorrei sottolineare un punto che mi sembra fondamentale: contemporaneamente al cambiamento nel modo di dipingere che avviene negli ultimi decenni dell’Ottocento nella foresta di Barbizon ad opera di Claude Monet e Frédéric Bazille, la pittura smette di rappresentare il Sacro e il Mito classico rinascimentale e riconquista la propria verginità volgendo la sua attenzione ed il suo sguardo sul paesaggio naturale e urbano o sul ritratto, dalle marine di Argenteuil al soleil couchant  di Vétheuil dipinte da Monet agli sconvolgenti ritratti di Vincent Van Gogh.

Passando attraverso la cruna dell’ago dell’”impressionismo”, così sbrigativamente liquidato ma altrettanto efficacemente battezzato da un critico fiancheggiatore dei conformisti e classicheggianti Salons,che aveva invece l’intenzione opposta di stigmatizzarlo, si apre così tutto il ventaglio della pittura contemporanea, dall’estremo approdo del pointillisme all’astrattismo e al cubismo cui apre il tratto di Cézanne, al simbolismo e ai Nabis, che in ebraico significa “Profeti”.

“Arcipelago” pittorico ed architettonico, come ben ci racconta e documenta il bel catalogo scritto dai curatori della mostra,  Guy Cogeval e Xavier Rey, il Musée d’Orsay è attualmente oggetto di nuove ristrutturazioni e adattamenti destinati a renderlo definitivamente il museo più originale e caratteristico della città di Parigi, perché se il Louvre ospita la più imponente e poderosa raccolta di opere della cultura occidentale, il suo recente dirimpettaio al di là della Senna  incarna quel periodo storico, che va appunto dalla seconda metà dell’Ottocento allo scoppio della Prima Guerra mondiale, nel quale è Parigi stessa, con la Belle Epoque, ad ospitare l’ultimo Rinascimento dell’arte prima di quella sua stessa morte, preconizzata da Hegel e così ben rappresentata dal gesto dell’ignara spazzina italiana diventata eroina nazionale per aver destinato istintivamente ai cassonetti dell’immondizia gli ultimi aborti partoriti dall’arte contemporanea dopo il suo definitivo divorzio con il Sacro che l’aveva ispirata per tutti i secoli della civiltà cristiana. Fino appunto alla fatidica svolta degli ignari impressionisti.

 

Giancarlo De Palo  

  

 

INFO: Musée d’Orsay. Capolavori, Roma, Complesso del Vittoriano, dal lunedì al giovedì: 9,30 – 19,30; venerdì e sabato: 9,30 – 23,00; domenica: 9,30 – 20,30. Ingresso: intero 12 euro; ridotto 9 euro.

museo.vittoriano@tiscali.it, tel. 06 6780664.

 



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