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La versione di Giuda

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Un Gesù che ride spesso. E’ “Il vangelo di Giuda” a mostrarci un Gesù in apparenza più disincantato e leggero verso le cose umane (ma, vedremo in seguito, complesso e scioccante con le sue rivelazioni).

I vangeli canonici, che da oltre duemila anni sono alle origini e al centro del cristianesimo, non rappresentano un Gesù così “simpaticamente umano” se non nella scena del tempio di Gerusalemme dove, di converso, si abbandona all’ira.

Il vangelo di Giuda è un documento straordinario e sconvolgente, ritrovato in una caverna egiziana negli anni ’70 (insieme con altri scritti su papiro che oggi costituiscono il Codice Tchacos). Questo vangelo ci offre una visione della cristianità dei primordi diversa e terribilmente trasgressiva rispetto ai vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni.

Giuda Iscariota, il discepolo autore del più ignobile gesto nella storia della cristianità è per noi la quintessenza del traditore. E’ lui, da duemila anni a personificare e a tramandare le forme del disprezzo e del disonore.

Invece, in questo vangelo Giuda non compie un tradimento perché agisce su comando di Gesù. E’ Gesù che chiede a Giuda di “liberarlo dalla carne” per tornare nella dimora divina. Giuda compie quindi un atto dovuto e meritorio, per il quale è stato scelto da Gesù. Riferendosi a tutti i suoi discepoli, Gesù rivolto a Giuda dice: “Tu sarai maggiore tra loro. Poiché sacrificherai il corpo che mi riveste”.

Qui, Giuda compie un gesto eroico e quindi in perfetta antitesi con la rappresentazione che ci da il Nuovo Testamento (infatti, per Luca satana si è impossessato di Giuda, e per Giovanni, è Gesù che rivolgendosi ai discepoli dice che uno di loro è un demonio).

La fine di Giuda è pari all’ignominia della sua azione: secondo Matteo finirà con l’impiccarsi dopo aver restituito i trenta sicli d’argento. Secondo gli Atti degli Apostoli, scritto dagli autori di Luca, finirà con il ventre squarciato.

“Il vangelo di Giuda” è ritenuto un vangelo gnostico (dal greco “gnosis”, cioè “conoscenza”) scritto in lingua copta. Per lo gnosticismo la salvezza passa per la conoscenza diretta di Dio tramite la coscienza della scintilla divina interiore. Non ammette intermediari tra noi e Dio. Il vero peccato è il non riconoscere l’entità divina (che è superiore al Dio cui siamo abituati a credere e pensare). E ancora: il nostro mondo sarebbe stato creato da un Dio inferiore (il Demiurgo); ecco la spiegazione ai tanti mali dell’umanità, alla sofferenza e al dolore.

Un testo, comunque, di difficile semplificazione; ma le sole 26 pagine del vangelo gnostico sono integrate da quattro saggi di eminenti studiosi che ci guidano in questa visione alternativa che, qualora si fosse affermata nelle guerre teologiche dei primi secoli, avrebbe cambiato la storia dell’umanità.

Nel libro è di eccezionale rilevanza la figura del vescovo di Lione Ireneo (oggi venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica sia da quella ortodossa) e che visse dall’anno 130 al 202. Ireneo, celebre “cacciatore di eresie”, fu strenuo oppositore dello gnosticismo. Il suo testo “Contro le eresie” è fonte storica inesauribile per gli studiosi e “Il Vangelo di Giuda” non sfuggì alla sua polemica tesa a confutarlo e metterlo al bando.

La storia e la spiegazione dei vangeli gnostici, riscoperti in questi ultimi anni, sono ben lungi dall’aver esaurito la loro vena.

Non vi dovrebbe essere pregiudizio nel leggerli, studiarli e capirli (per quanto possibile); infatti, una vera fede cristiana non riceverebbe ulteriore impulso e forza se fosse capace di guardare alle proprie origini senza preclusioni verso gli “sconfitti” gnostici?

Il vangelo di Giuda è stato restaurato e ricostruito per l’80% (dal 2001 e dopo circa trent’anni di peripezie), grazie agli sforzi della National Geographic Society, dando origine a questo libro che nella prima edizione  per l’Italia è uscito nel 2006 dall’editore “White Star” e che meriterebbe la lettura anche soltanto per il fascino della scoperta archeologica e delle vicissitudini che ne sono seguite. Tuttavia, non credo di far peccato ad auspicare che anime platoniche o cristiane sappiano “aprirsi” verso tutti quei libri che, come questo (e comunque la si pensi), sono la Nostra Storia.

redazione

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