Inaugurato a Roma Museo Pleistocenico di Casal de’ Pazzi


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Apre al pubblico il Museo pleistocenico di Casal de’ Pazzi, l’ottavo museo gratuito di Roma. Inaugurato stamattina alla presenza del sindaco Ignazio Marino, il sito è l’ultima testimonianza di una straordinaria serie di depositi che costellavano la bassa valle dell’Aniene, distrutti dall’avanzare della città. Il visitatore potrà immergersi nella Roma di 200.000 anni fa, in un paesaggio preistorico fatto di vulcani, uomini cacciatori ed elefanti.

Ed è proprio da una zanna d’elefante che parte la storia del Museo. Rinvenuta nel 1981 durante i lavori di urbanizzazione della zona di Rebibbia, diede il via a un’indagine archeologica su un’area di oltre 1200 mq che portò alla luce il tratto di un antico alveo fluviale. Nel giacimento vennero scoperti più di 2000 fossili animali, appartenenti a specie impensabili oggi nella campagna romana, come l’elefante antico, l’uro, l’ippopotamo e il rinoceronte, ma anche un frammento di cranio e oltre 1.500 manufatti in selce che testimoniano la contemporanea presenza di uomini.

I ritrovamenti suscitarono un immediato interesse tra gli studiosi, tanto da avviare un percorso di conservazione e valorizzazione dell’area. Dal 1996 il sito archeologico è stato preso in carico dalla Sovrintendenza capitolina e nel 2000 sono iniziati i lavori di costruzione dell’edificio del museo che oggi entra ufficialmente a far parte del Sistema Musei Civici dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma con i servizi museali di Zètema. Il Museo di Casal de’ Pazzi si aggiunge così al complesso dei siti archeologici di grande valore artistico e storico di Roma.

“E’ motivo di orgoglio che il museo sia stato realizzato con tante sapienze, come la coordinatrice Patrizia Gioia e le eccellenze dell’università di Roma – ha detto il sindaco di Roma, Ignazio Marino – da oggi, inoltre, tutti i musei comunali saranno aperti 7 giorni su 7, come è stato deciso nel bilancio per il 2015. L’accesso gratuito del museo è importante perché la cultura deve diffondersi ovunque, anche nelle aree chiamate ‘periferie’ e che noi vogliamo ribattezzare ‘nuove centralità’. Il museo fa parte della vita di tutti, noi oggi, con questo museo, abbiamo messo davanti gli interessi della comunità”.

“In questo museo si parla di Roma quando Roma ancora non c’era. L’idea che ci sia un luogo come questo ha dello straordinario – ha affermato l’assessore alla Cultura e al Turismo di Roma Giovanna Marinelli – Il sito nasce dalla passione di persone come Patrizia Gioia, coordinatrice dello spazio, che è la madre di questo museo. Se questo posto vede la luce lo si deve all’attenzione del municipio ma anche all’affetto della gente”.

“Il sito è un’aggiunta preziosa ai luoghi museali della città – continua Marinelli – Nelle aree di periferia c’è un’altra Roma che merita di essere scoperta. L’obiettivo che ci poniamo qui è di incuriosire il turista e spingerlo a tornare a vedere le ‘tante Rome’ che abbiamo davanti”.

Nel corso degli anni, gli archeologi del sito di Casal de’ Pazzi hanno consolidato un forte rapporto con il territorio. Il Municipio IV, gli studenti dell’Istituto Comprensivo di Via Palombini, le associazioni culturali del quartiere, le cooperative sociali e i detenuti del vicino Istituto di Pena di Rebibbia hanno contribuito alla realizzazione della programmazione e degli allestimenti: “Era importante che questo luogo diventasse il fiore all’occhiello per tutto il quartiere – ha commentato il presidente del IV Municipio, Emiliano Sciascia – è un tassello importante che la periferia possa diventare meta per i turisti. Il museo pleistocenico è nota d’orgoglio per tutta la città e per le persone che fanno parte del IV Municipio”.

L’itinerario di visita prevede l’osservazione del letto del fiume dall’alto di una passerella. Suggestive proiezioni evidenziano progressivamente i grandi massi e i resti fossili del giacimento tra cui zanne lunghe fino a 4 metri, denti e vertebre.

Quindi i visitatori vengono portati ad immaginare ciò che non c’è più: l’alveo si riempie di acque virtuali e un filmato ricostruisce il paesaggio pleistocenico con il fiume, le piante, gli animali e una rappresentazione 3D dell’elefante antico mentre, in sottofondo, un uomo che 200.000 anni fa viveva in quei luoghi racconta il suo mondo.

 



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