Mosaici a Musa. I pavimenti musivi della chiesa di San Martino Prope Litus Maris


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Alle spalle di Cervia si stende l’antica salina. Coltivata da tempo immemorabile, ha generato abitanti poi inghiottiti dalle sue acque salmastre.
Qui sorgeva, già nell’VIII secolo, la prima Cervia, ed era qui, tra le saline e il mare, che i documenti collocavano la chiesa altomedievale di San Martino prope litus maris (vicino alla riva del mare), datata alla prima metà del VI secolo.
La sua scoperta fortuita nel 1989 ha restituito alla collettività la consistenza di un edificio dimenticato, visibile fino ad allora solo su qualche mappa o nella toponomastica
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Dal 4 aprile sarà possibile ammirare in un unico spazio tre pavimenti musivi della chiesa di San Martino prope litus maris mai esposti prima insieme

83d0e0f64d4016704dc1eab9d7986a082b25cb8Le fonti documentarie dicono che si chiamasse San Martino prope litus maris.
Di questa chiesa databile alla prima metà del VI secolo, però, fino al maggio 1989 si erano perse le tracce. Segnalata in alcune mappe di età moderna e probabilmente distrutta dal terremoto del 1484, se ne avevano descrizioni sommarie ma non se ne erano mai intercettate le strutture murarie.
Poi, 25 anni fa, la svolta. Durante i lavori per realizzare delle vasche per l’allevamento ittico nel territorio di Cervia, in località Podere Mariona, a ovest della via Romea, emergono numerosi oggetti in laterizio e tessere musive. Ricerche più approfondite portano in luce a circa 2 metri di profondità dal piano stradale un complesso di mosaici pavimentali di notevole qualità.
Proprio il pregio dei lacerti musivi rinvenuti induce la Soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna a sospendere i lavori e a iniziare una campagna di scavo sistematica che a partire dal 1991 indagherà l’intero complesso musivo.
L’indagine interessa pressoché tutta l’area occupata dall’edificio di culto, per un’estensione di 750 mq.
Le condizioni ambientali e geologiche del sito, caratterizzate dalla continua risalita dell’acqua di falda, rendono necessario un intervento sui mosaici e il loro rapido distacco.
Gli archeologi capiscono subito che la scoperta fa parte di quei ritrovamenti insperati e casuali che restituiscono alla collettività l’esistenza e consistenza di un edificio noto dalle fonti ma dimenticato, che fino a quel momento era visibile solo su qualche documento o nella toponomastica. In breve appare chiaro che i pavimenti musivi rinvenuti fanno parte di un edificio di culto la cui pianta, dopo alcune campagne di scavo, risulta chiaramente leggibile: si tratta di una chiesa di apprezzabili dimensioni, a pianta cruciforme con abside (croce latina), arricchita di tessere musive policrome di scuola ravennate e fiancheggiata da portici lastricati in cotto.
Le ricerche condotte all’interno della chiesa e nell’area circostante recuperano reperti ceramici, vitrei, tubature fittili, monete e frammenti di epigrafi che aiutano a far luce sulla formazione storica e artistica del territorio cervese.
Una ricerca storico-archivistica parallela consente di riconoscere nell’edificio la chiesa denominata nelle fonti S. Martino prope litus maris, indicata in alcune mappe di età moderna e di cui si può ipotizzare la quasi totale distruzione nel corso del terremoto che colpì Cervia nel 1484.
La chiesa doveva essere larga 15 metri e lunga 32 metri (38 metri con l’abside).
I lacerti musivi rintracciati sono stati ricondotti a otto diversi pannelli, di cui tre originariamente situati nei bracci trasversali della croce e cinque nel vano principale della chiesa. I mosaici pavimentali della chiesa di S. Martino prope litus maris sono il ritrovamento più consistente emerso finora dal sottosuolo di Cervia.

Attualmente i mosaici, in parte ancora in attesa di restauro, sono custoditi presso i Magazzini Comunali di Cervia. Solo due riquadri sono stati restaurati, il primo dalla Fondazione RavennaAntica, che lo ha esposto nella mostra archeologica del 2007, “Felix Ravenna”, e l’altro all’inizio degli anni novanta dalla Scuola per il Restauro del Mosaico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna.
Dal 4 aprile questi due mosaici già restaurati sono esposti nella sezione archeologica del MUSA, Museo del Sale di Cervia proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di procedere alla sistemazione definitiva di tutti i lacerti. Grazie a questa mostra è possibile ammirare in un unico spazio pezzi di mosaico che non si erano finora mai stati visti insieme; la speranza degli archeologi è che si riesca a effettuare il restauro di tutti i lacerti musivi e magari ricostruire l’intero spazio che ospitava i mosaici.
Nel corso degli scavi sono stati recuperati anche numerosi frammenti di crustae e di piastrelle marmoree relativi a rivestimenti presumibilmente attribuibili alla prima fase di vita dell’edificio, nonché pannelli pavimentali in opus sectile che potrebbero essere riferiti alla fase di ristrutturazione altomedievale. Un centinaio di questi frammenti opportunamente selezionati sono esposti a fianco dei mosaici per documentare anche la presenza di questi elementi architettonici.
Con questa esposizione si dà conto di un importante ritrovamento per il territorio cervese e si incrementa il patrimonio storico culturale del museo e della città con un nuovo importantissimo tassello di storia.

Aperta tutto l’anno con ingresso gratuito

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