Italia. Da Lecce a Lignano una colata di cemento sulla costa


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salviamo le coste italiane

Le aggressioni peggiori le hanno subite Calabria, Abruzzo, Lazio, Liguria e Veneto ma da Genova a Lecce il cemento non ha risparmiato nessuno. E’ quanto emerge dal rapporto di Legambiente ‘Salviamo le coste italiane’.
Proprio la Puglia con le sue bellezze che soprattutto negli ultimi anni hanno conquistato i turisti rischia di vedere stravolti per sempre i suoi litorali. In soli due decenni sono già ‘spariti’ sotto una colata di cemento ben 80 km di costa. Complessivamente il 56,2% del totale del litorale pugliese è stato modificato con interventi legali o abusivi.
A rischio anche il litorale del Molise dove nessun tratto costiero è tutelato come area parco e nel corso degli ultimi 25 anni su 35 Km di costa ben 17 sono stati invasi da case e complessi residenziali.
Negativo anche il bilancio per il Friuli Venezia Giulia (55,4% di costa trasformata), dove tra l’altro, nelle zone di Lignano e Grado, sono stati presentati progetti turistici per centinaia di migliaia di metri cubi che occorre assolutamente scongiurare.
Le coste dell’Emilia Romagna con 82 km urbanizzati su 141 appaiono divise in due, tra una fascia a Nord verso il Veneto, dove ancora si leggono ambiti naturali di pregio legati al Delta del Po e a Comacchio, e quella più a Sud, dove il famoso modello turistico intensivo romagnolo ha proseguito nel cancellare ogni lembo libero e da Cesena a Cattolica si evidenzia un aumento tra il 1988 e il 2011 di costruzioni anche alle spalle della linea costiera.
In Toscana il 44% della costa è stato modificato da interventi edilizi cancellando negli ultimi vent’anni ben 12mila chilometri di litorale ancoro integro in particolare tra Grosseto e Follonica, tra Piombino e Riva degli Etruschi.
In Campania il 50% (181 chilometri su 360) della costa è stato modificato dall’intervento umano causando danni irreparabili su un paesaggio costiero di immenso valore tra Agropoli e Salerno e tra Varcaturo e Baia Domitia.
Regione più virtuosa d’Italia è la Basilicata dove dei 70,4 km di coste (43 sul litorale Jonico e 27,4 km su quello Tirrenico) solo il 27,9% risulta trasformato da usi urbani e infrastrutture.

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