Raffaello e Perugino: attorno a due Sposalizi della Vergine


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Italia, Milano.  Accostare la pala di Perugino con lo Sposalizio della Vergine al capolavoro di Raffaello, di identico soggetto, è un confronto che appare in tutti i libri di storia dell’arte, ma che fino ad ora non è stato realizzato “dal vero”.

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L’occasione offerta dalla piccola, preziosissima esposizione di Brera che si terrà da marzo a giugno 2016,  lo renderà possibile, e consentirà di ragionare sui rapporti tra maestro e allievo in un momento cruciale per Raffaello, pronto a spiccare il volo verso la Firenze medicea.

Soprattutto però, grazie alle opere esposte, sarà possibile  raccontare una più complessa vicenda, poco nota ma efficacissima nel mettere a fuoco l’intreccio, tipicamente italiano, tra arte, storia e passioni municipali.

Infatti la straordinaria fama del dipinto di Perugino derivò, fin da subito, dal fatto di essere destinato all’altare della cappella dell’Anello nella cattedrale di Perugia.

La reliquia è un cerchietto di calcedonio che, secondo la tradizione, la Vergine avrebbe consegnato all’apostolo Giovanni prima di morire e che nel medio Evo giunse a Chiusi, dove era  conservato inizialmente nella chiesa di Santa Mustiola poi nella chiesa di san Francesco. Da lì nel 1473 fu trafugato da uno degli stessi frati del convento, che la consegnò a Perugia, dando inizio ad una lotta senza quartiere tra le due città. Fu solo l’intervento di papa Sisto IV a porre fine a ritorsioni ed embarghi, consegnando l’anello definitivamente a Perugia .

Per alcuni anni la reliquia  fu conservata nella Cappella dei Decemviri del Palazzo dei Priori fino a che  nel 1488, fu affidata ai canonici della Compagnia di San Giuseppe e conservato nello stesso Duomo, nella Cappella di San Giuseppe dedicata al Santo Anello, dove è ancora custodito e venerato. Per l’altare di questa cappella fu fatta realizzare la tavola di Perugino.

Come in altri casi (il sacro Cingolo di Prato o il Santo Sangue a Mantova), ci troviamo di fronte a una reliquia  che va oltre il  valore devozionale e religioso, per diventare un simbolo con il quale tutta la città si identifica, e questo spiega il valore ‘normativo’ del dipinto di Perugino, che ornava l’altare dello sposalizio per eccellenza e anche per questa via diveniva modello ineludibile con il quale confrontarsi.

Infine il dipinto di Wicar, realizzato per  l’altare oramai spoglio da colui che fu in realtà il responsabile della requisizione in età napoleonica, sarà da guida per raccontare il dipanarsi della vicenda, la storia poco indagata della tavola  a Caen e la fortuna del pittore umbro in terra francese.

Opere presenti

  • Giulio Donati, Pino di Pietro  e Cesarino del Roscetto, Reliquiario dell’anello (?)
  • Pietro Vannucci detto Perugino, Lo sposalizio della Vergine, olio su tavola, cm234x186 Caen, Musée del Beaux -Arts
  • Raffaello Sanzio, Lo Sposalizio della Vergine
  • J. Baptiste Wicar, Lo sposalizio della Vergine, olio su tela, 275×18, 1825, Perugia, Cattedrale

 

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