Ennio Morricone, una carriera dopo la carriera


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Il grande musicista premiato con l’Oscar per The Hateful Eight

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Non si lasciò seppellire dai due prestigiosi premi alla carriera ricevuti ormai molti anni fa, il maestro Ennio Morricone: il Leone d’oro del 1995 e l’Oscar del 2007, riparatore di altrettanti premi per la miglior colonna sonora meritati e non conseguiti: quelli per I giorni del cielo (1979), l’indimenticabile Mission (1987), Gli Intoccabili (1988),  Bugsy (1992) e Malèna (2001).

A quasi 88 anni, essendo nato a Roma il 10 novembre 1928, e dopo che si è estinta la generazione classica  del Cinema italiano, Ennio Morricone è oggi, con il suo atteggiamento umile e affabile, il suo Grande Vecchio, la sua “eminenza grigia”, che infatti ha accompagnato al successo i giovani epigoni di quella grande stagione ormai estinta: da Carlo Verdone a Giuseppe Tornatore.

E così la sua carriera la ricomincia e la vince oggi, conseguendo finalmente l’ Oscar per la miglior colonna sonora per il film western The Hateful Eight di Quentin Tarantino, anche lui italoamericano come l’altro ricompensato della notte scorsa, Leonardo Di Caprio.

Certo, il nome di Ennio Morricone rimarrà indissolubilmente legato a quello di un altro grande romano, Sergio Leone, l’apprezzatissimo e fortunatissimo inventore dello spaghetti western, che ci ha lasciati nel lontano 1989, a soli sessant’anni. Chi potrà mai dimenticare l’ululato del coyote che apre Il buono, il brutto, il cattivo del 1966, la splendida melodia per voce femminile di C’era una volta il West del 1968 o la colonna sonora di Giù la testa del 1971? Per dedicarsi alla composizione di quest’ultima, il maestro giunse a declinare l’offerta di Stanley Kubrick, che avrebbe voluto affidargli, niente di meno, che l’arrangiamento della colonna sonora prevalentemente beethoveniana di Arancia meccanica. Ed infine l’ultimo grande lavoro comune di questi due grandi, che rese finalmente celebre ed apprezzato in America Sergio Leone: C’era una volta in America del 1984.

“Non c’è grande musica senza un grande film”, ha commentato ieri, fra l’altro, Morricone. Ma in realtà nessuno sa, perché l’esperienza è subliminale, quanto conti, per la riuscita di una pellicola, una grande musica. Mentre la musica di un maestro come lui, formatosi all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, della quale è oggi membro, può benissimo vivere, come infatti vive, da sola, senza l’ausilio delle immagini che scorrono e della trama che si svolge. Chi non ci crede, vada a risentirsi tutte le melodie, le opere e le canzoni di Ennio Morricone, anche quelle che con i western e con il cinema in  generale non hanno nulla in comune. Perché Morricone è prima di tutto un musicista classico a noi fortunatamente contemporaneo.

Giancarlo De Palo

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