Freddo? Attenzione al vin brulè


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vin brulèPare che sia davvero la fine del mondo.  Dalla notte dei tempi l’uso del vin brulè è la bevanda più appropriata per scaldarsi, soprattutto in montagna, dopo una sciata capita di finire con un assaggio di questo vino caldo aromatizzato. Chi ha cura del proprio fegato dovrebbe astenersi dal bere vin brulè e dall’uso di prodotti alla cannella. Questa spezia aromatizzante, aggiunta al vino, ha perso la sua buona reputazione. L’Istituto di valutazione dei rischi sanitari (BfR, Germania) mette in guardia dalla cumarine contenute nella cannella: possono nuocere alle cellule epatiche, cioe’ al fegato.

Le cumarine sono sostanze che si percepiscono con l’odore del fieno fresco. In naturopatia vengono sfruttate soprattutto come antiartritici sotto forma di impacchi di fieno.

In commercio esistono due varietà di cannella: la cannella Cassia e la Ceylon. La prima e’ usata prevalentemente per la produzione di dolci industriali e contiene un’alta concentrazione di cumarine, quindi problematica per il fegato, la seconda, utilizzata comunemente in cucina, non pone problema a livello sanitario. L’uso di cannella Ceylon per la preparazione di dolci casalinghi, o per il classico vin brule’ familiare, non presenta quindi rischi per la salute a patto che, come al solito, non se ne faccia un uso eccessivo.

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