Un’idea nata sotto i rulli dell’autolavaggio. Da una domanda: “L’uomo è andato sulla Luna, e ancora non è stato inventato un dispositivo che lavi i denti in autonomia, indipendentemente dalla tecnica corretta e dalla manualità di chi guida lo spazzolino?”. Parte da qui l’avventura didue giovani startupper italiani. Aldo Dominici, 33 anni, e Niccolò Cerizza, 31, hanno investito anni, cullato l’idea. E ci sono voluti più di una decina di prototipi realizzati con la stampa in 3D, e il banco di prova di uno studio scientifico, per portarla avanti, affinarla, e finalmente brevettarla. Oggi presentano il risultato: uno spazzolino ‘robot’ made in Milano, con un’anima green (packaging 100% biodegradabile e tra gli optional la ricarica a energia solare).
“Fa tutto da solo e in 10 secondi assicura una pulizia dentale in profondità”, garantiscono i due inventori. “Ci è venuto in mente – racconta Dominici all’Adnkronos Salute – di copiare l’autolavaggio delle macchine, applicando lo stesso meccanismo (3 spazzole rotanti, ndr) ai denti”. La creatività è valsa ai due startupper diversi riconoscimenti. Dominici, direttore generale di ‘GlareSmile’ (che è anche il nome dello strumento automatico di igiene orale), e Cerizza, direttore amministrativo, si sono aggiudicati dalla Start Cup del Politecnico di Milano al premio incubazione ‘Gaetano Marzotto’, fino al bando Start Up & Re-Start della Regione Lombardia.
Ma ora comincia la fase clou: in questi giorni è scattata una campagna di crowfunding online sul sito ‘Kickstarter’. L’operazione durerà 30 giorni e servirà a raccogliere i fondi necessari per produrre e consegnare il primo lotto di spazzolini intelligenti a chi finanzierà il progetto con una donazione. Se il ‘marchingegno’ convincerà il pubblico è fatta. “A 24 ore dall’avvio della campagna avevamo superato quota 11 mila euro”, riferisce Dominici. Lameta finale è 50 mila euro, che serviranno per coprire i costi di industrializzazione, delle attrezzature necessarie.
“La produzione avverrà in Italia in un capannone di Milano – continua Dominici – anche se alcuni pezzi sono importati da varie zone del mondo. Il grosso dei costi è per gli stampi in acciaio con cui dar vita alla struttura di plastica dello spazzolino hi-tech. Gli altri pezzi, dal display alla batteria al litio come quella dei cellulari, sono semplici da reperire”. L’hardware e il software sono stati sviluppati con un team di ingegneri.
La strada dal ‘garage’ di casa al debutto sul mercato è stata “lunga e faticosa”, i due startupper l’hanno affrontata un passo alla volta con un occhio ai costi, e andranno avanti sulla base dei riscontri che arriveranno: “Vogliamo dimostrare che due italiani giovani, se si ‘sbattono’ e si inventano una soluzione valida, ce la possono fare”, sottolinea Dominici. “A maggior ragione perché esiste un bisogno ancora senza risposta”. Secondo una survey di Altroconsumo il 68% degli italiani spazzola i denti per meno di 2 minuti (che sarebbe il tempo corretto), il 28% li lava meno di 2 volte al giorno. “Noi – spiega Dominici – vogliamo bypassare la difficoltà di acquisire una tecnica corretta, la mancanza di manualità tipica di alcune categorie di persone, cioè bambini, anziani e disabili, e la mancanza di tempo che spinge tanti, soprattutto lavoratori, a liquidare la pulizia dei denti in pochi secondi”.
L’idea è stata testata prima ‘in vitro’ su modelli di bocche, poi ‘in vivo’ su un gruppo di volontari. “Eall’università degli Studi di Milano è stato condotto uno studio per paragonare l’efficacia dello spazzolino hi-tech e di quello ordinario”. Lo strumento è dotato di led a ultravioletti per la disinfezione quotidiana delle testine dai batteri. Ci sono diverse modalità di spazzolamento preimpostate, da quella più soft a quella più forte. Il display dal quale si comanda lo spazzolino è touchscreen.
La testina – disponibile anche in versione ‘baby’- scorre lungo l’arcata dentale e la pulizia è autoguidata attraverso sensori di controllo del movimento. Il ‘cervello’ dello spazzolino è un microprocessore “che gestisce una gran quantità di dati”. E poi c’è l’app che registra i dati di spazzolamento. A prova di bugie dei bambini. “La mamma che vuole monitorare l’igiene dentale dei figli – dice Dominici – ha un anno di tempo” per connettere lo spazzolino al pc e scaricare tutte le informazioni, che possono essere anche inviate al dentista.
Dominici crede nel progetto e si dice convinto che “prima o poi qualcuno verrà a bussare alla porta”. Ci sono casi di ‘formiche’ che hanno fatto grandi passi sulle spalle di giganti, multinazionali. Ma il pensiero dei due startupper per ora è uno solo: “Suscitare l’interesse e far capire alle persone e ai professionisti dell’igiene dentale che c’è uno strumento per creare un cambiamento. E finora sta succedendo. Abbiamo anche ricevuto delle proposte” da privati che potrebbero trasformarsi in futuri finanziatori.
Ma Dominici e Cerizza sono pronti a “farcela da soli. Il crowfunding è lo step iniziale. Il nostro business plan prevede l’autofinanziamento: dal primo lotto di produzione al secondo e così via. A regime il prodotto”, che costerà 149 euro, “sarà venduto nella grande distribuzione hi-tech, nelle farmacie e attraverso l’e-commerce, mentre igienisti e dentisti potranno farne provare l’efficacia ai propri pazienti direttamente nel proprio studio”.









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