Tradizioni. 13 dicembre, Santa Lucia e in Sicilia si mangia Cuccìa


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Santa LuciaItalia, Sicilia. Patrona di Siracusa che le diede i natali, è venerata in diversi paesi delle diocesi Siciliana, soprattutto a Palermo, ma la devozione verso Santa Lucia è diffusa in tutta Italia.  Morì nel 304 a Siracusa martirizzata sotto la persecuzione di Diocleziano, spirò nella sua cella che non riuscì mai a lasciare tranne che per essere straziata, il suo culto, fin dall’antichità si diffuse in quasi tutta la Chiesa cristiana e il suo nome iscritto nel Canone romano, probabilmente da Gregorio Magno papa palermitano.

La sua festa liturgica ricorre il 13 dicembre; antecedentemente all’introduzione del calendario gregoriano(1582), la festa cadeva in prossimità del solstizio d’inverno (da qui il detto “santa Lucia il giorno più corto che ci sia”), ma non coincise più con l’adozione del nuovo calendario e creando di fatto una differenza di 10 giorni. La celebrazione della festa in un giorno vicino al solstizio d’inverno è probabilmente dovuta alla volontà di sostituire antiche feste popolari che celebrano la luce e si festeggiano nello stesso periodo nell’emisfero nord.

In un attestato scritto da un testimone oculare datato “domenica 13 dicembre 1646”,  si racconta del miracolo che determinò la fine della carestia, quando  una quaglia fu vista volteggiare dentro la Cattedrale di Palermo durante la Messa. Quando la quaglia si posò sul soglio episcopale, una voce annunciò l’arrivo al porto di un bastimento carico di cereali. La popolazione vide in quella nave la risposta data da Lucia alle tante preghiere che a lei erano state rivolte.

granoSi racconta che i palermitani stretti nella morsa della fame grazie alla carestia che perdurò  diversi mesi, non macinarono il grano per farne farina  ma lo bollirono, per riuscire a sfamarsi al più presto, aggiungendogli soltanto un filo d’olio, creando così una prima versione della “cuccia” che diventò il piatto simbolo da cucinare nel giorno di Santa Lucia.  Infatti ogni anno, per devozione, a Palermo ci si astiene  per l’intera giornata dal consumare farinacei, sia pane che pasta, si preferisce mangiare riso, legumi e verdure. Questi ultimi due alimenti,  ci riferisce il noto antropologo Giuseppe  Pitrè, in questo giorno erano le ragazze palermitane che per venerazione se ne cibavano e non doveva mancare la “cuccia”, questa tradizione era dovuta alla preservazione degli occhi incantevoli.

Il termine cuccìa deriva da ‘cucciari‘ ossia mangiare un chicco alla volta. La sua preparazione è un rito in quasi tutta l’isola, richiede qualche giorno di preparazione ma il risultato finale è strepitoso.

 

cucciaIngredienti per 8 persone 

Ricotta di pecora 1,5 Kg freschissima
Frumento tenero 500 g
Zucchero semolato  450 g
Frutta candita 300 g
Cioccolato fondente 150 g
Granella di pistacchi q.b.
Cannella in polvere q.b.
Sale 1 pizzico

 

 

Preparazione

Iniziate la preparazione 3 giorni prima, mettendo il frumento in acqua che cambierete ogni giorno.  Dopo di ché scolate il frumento e mettetelo in un tegame coperto d’acqua con l’ aggiunta di un pizzico di sale.  La cottura del frumento perdura circa 6 o 8 ore ma potrete superare questa lungaggine usando la pentola a pressione per circa 45 minuti. Lasciate raffreddare nell’acqua di cottura, meglio far riposare tutta la notte.

Nel frattempo preparate la crema di ricotta. In una ciotola piuttosto capiente lavorate con lo sbattitore la ricotta con lo zucchero, fino a ché avrete ottenuto una crema. Lasciate riposare circa trenta minuti e aggiungete poi la frutta candita, le gocce o le scaglie di cioccolato.

Dopo aver scolato bene bene il frumento, aggiungetelo alla crema di ricotta e servite in coppette monoporzione.

A questo punto non vi rimane che decorare la vostra Cuccìa con la zuccata, polevere di cacao o frutta candita e cannella in polvere. Lasciate in frigo qualche ora prima di servire.

 

 

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