Lui e il cappotto. Un rapporto che va oltre il freddo


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Personaggi della letteratura del cinema che hanno lasciato un segno indelebile non si tolgono mai il cappotto e ci sono sarti italiani che producono capispalla di leggerissima lana pettinata che, più che a proteggere dal freddo, servono a creare una distanza dal mondo esterno. Tutto questo perché il cappotto è molto più che un capo da mettere sopra l’abito: annuncia lo stile dell’abbigliamento che si nasconde sotto di esso, è espressione della personalità di chi lo indossa ed è sempre una manifestazione di stile. Che sia monopetto o doppiopetto poco importa: fondamentali, nel cappotto, sono la forma delle spalle e la larghezza del torace. Il taglio giusto è quello che aderisce bene al collo, dietro la nuca, senza fare pieghe o sollevarsi. Le maniche devono essere sempre più lunghe della giacca e la lunghezza non deve superare i 15 centimetri sotto il ginocchio.

I cappotti da uomo sono disponibili in una grande varietà di tessuti: da quelli 100% naturali, fibra unica o miscela, a quelli tecnici. Escluse le meno tradizionali fibre high-tech, contenenti poliuretano, i tessuti da tenere in considerazione sono sicuramente quelli più naturali, realizzati cioè in fibre animali come la lana o il cashmere.

La lana è un’ottima scelta non solo perché è calda e resistente, ma anche perché dura a un lungo nel tempo. Se siete disposti a investire un po’ di più per il vostro cappotto, il cashmere è un’ottima opzione: generalmente più caldo, morbido luminoso. Non è finita qui. Per venire incontro a tutti i gusti, i lanifici moderni offrono una vasta gamma di miscele tra le quali scegliere, che combinano le fibre più classiche a quelle meno note come cashgora, angora, e lama.



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