Piuttosto m’affogherei


Add to Flipboard Magazine.

E’ vertiginosa come le storie delle sue ‘zitelle’ la scrittura di Valeria Palumbo che ci consegna con l’accuratezza della storica e la leggerezza della giornalista una realtà del tutto nuova delle donne non sposate. Zitelle, appunto, non maritate e quindi in qualche modo scartate nell’opinione comune, non considerate all’altezza, quelle che nessuno ha voluto o che non hanno voluto nessuno. L’immaginario comune ce le ha consegnate come meno donne delle altre, di quelle che si sono ‘realizzate’ nel matrimonio e nella maternità. Sono quelle che la storia e il pregiudizio ci consegnano come bruttine, ormai stagionate, grigie, destinate a fare tappezzeria, poco attraenti e ancor meno desiderabili. Ecco perché un libro su di loro appare così poco attraente, ma Palumbo ci spiazza subito con un titolo che ci fa capire come le signore in questione siano tutt’altro che remissive e anonime e ci racconta in pagine che volano, la vita di interessanti eroine che cavalcano i secoli sul cui sfondo scorre la storia della nostra società e dei suoi costumi.

Dalle dee di alterni destini alle donne romane che si sottraggono all’unica cosa importante per l’impero, fare figli, tanto che i coniugi senza prole erano chiamati orbi e destinati ad una serie di sanzioni. A Roma pià che la condizione di sposati era fondamentale quella di genitori. Per passare poi a descrivere l’ambito del soprannaturale e delle fiabe di cui fanno parte una lunghissime serie di personaggi femminili tutti nubili e senza figli, da Paperina a Maga Magò, sino alle fatine Flora Fauna e Serena come a dire che per essere magiche mica si può stare lì a lambiccarsi con cose terrene come pappe e pannolini.

Per passare poi a quelle che scelgono il nubilato e la castità (anche da maritate) come forma di superiorità e per esercitare un potere dato proprio dalla scelta della purezza. E’ il caso di Pulcheria per la quale la verginità è il valore esaltato e brandito come scettro di superiorità, una scelta abbastanza comune tra le nobildonne di inizio primo millennio che favorivano i fratelli maschi e la loro figliolanza per motivi ereditari ottenendo in cambio enormi privilegi.

Giacché fare figli era considerato per tutte le società una necessità impellente (si ricordi la necessità di dare braccia alle famiglie) si potrebbe pensare che nell’antichità le zitelle fossero una rarità, mentre al contrario il fenomeno era comune ed ebbe un picco intorno al 1600 quando si stima fossero tra il 10 e il 20% e in Inghilterra lavoravano nelle filande per mantenersi. Per arrivare al 25% sino al 1800 ma i dati sono incerti perché agli storici le donne non sposate non sono mai state ammantate da alcun interesse. La maggior parte erano ignorate, ignoranti e povere, poche quelle che indossavano una corona e probabilmente ancora meno quelle ammantate dal desiderio di martirio. Sia come sia, la storia che ci propone l’autrice è inaspettatamente straordinaria e ci fa apparire le zitelle in una luce completamente diversa.

Johann Rossi Mason

 

Scheda libro

Titolo: Piuttosto m’affogherei. Storia vertiginosa delle zitelle

Autrice: Valeria Palumbo

Editore: Enciclopedia delle donne

euro 16,00



Devi essere registrato per inviare un commento Entra o registrati