E’ la medicina, bellezza! Perché’ è difficile parlare di salute


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Due giornaliste scientifiche si cimentano in un compito arduo, analizzare le diverse criticità della loro professione. La mia professione. E lo hanno fatto con accuratezza e la capacità divulgativa che le contraddistingue. Fake news, complottismo, i delicati e complessi meccanismi della ricerca scientifica, l’analfabetismo scientifico, negazionismo sono i protagonisti di un mestiere diventato sempre più difficile. Perché con la diffusione delle informazioni tutti si sentono – spesso a torto – più preparati e informati. Mentre la scienza deve essere democratica solo nei suoi effetti finali, curare e migliorare la vita delle persone. Sulla sua diffusione invece uno non vale uno, nella scienza non tutte le opinioni hanno lo stesso valore. I risultati spesso possono essere discussi solo da chi abbia una competenza specifica.

Ecco allora che negli ultimi anni il nostro lavoro è diventato sempre più difficile, dovendo lottare con la negazione che l’AIDS sia mai esistito e con l’affermazione che i vaccini causino l’autismo. Centrale anche il ruolo dei ciarlatani e di quello che definisco il marketing della speranza, ossia la tendenza a sfruttare la fragilità dei malati per vendere trattamenti o farmaci il più delle volte inutili se non dannosi. I malati sono disposti a credere che uno yogurt dalla fantasiosa quanto misteriosa formulazione possa essere una alternativa alla chemioterapia o che infusioni di misteriose sostanze a base di cellule staminali dal costo di 6mila dollari a fiala possano rendere reversibile il destino di una malattia neurodegenerativa come il parkinson.

Ho apprezzato molto il capitolo sulla prevenzione e gli screening delle malattie che spesso celano rischi occulti e che la popolazione dovrebbe conoscere estensivamente: non a caso gli epidemiologi hanno ideato due parametri precisi per indicare l’efficacia di un intervento medico: il number need to treat che indica il numero di persone che devo curare con un farmaco per ottenere una guarigione e il number need to creen che indica il numero di persone che devo sottoporre ad un test per salvarne una.

Anche il lavoro onorabile delle associazioni dei pazienti può essere più o meno influenzato da contributi delle case farmaceutiche che anche quando non esercitano vere pressioni possono orientare le scelte e indurre i diretti interessati a diventare il proprio braccio armato. Concetti talora difficili da raccontare nelle poche righe di un articolo di giornale o del web, che hanno bisogno di una spiegazione e un approfondimento, in totale contrasto con la tendenza alla velocità e alla fruizione mordi e fuggi che caratterizza la conoscenza di questo periodo. Ma le autrici e io stessa non si perdono d’animo e consegnano alle stampe un libro prezioso che probabilmente dovrebbe essere reso disponibile anche nei licei e in tutti i luoghi dove ci sono gli adulti di domani in modo da creare una società più educata scientificamente.

Johann Rossi Mason

 

 

Info libro

Silvia Bencivelli – Daniela Ovadia

E’ la medicina bellezza! Perché è difficile parlare di salute

Carocci editore

199 pp.

Euro 17,00



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