Un vero gioiello della Milano misteriosa


Add to Flipboard Magazine.

A Milano, non lontano dalla splendida Università Statale del Quattrocento, si trova l’Ossario di San Bernardino alle Ossa  in piazza Santo Stefano, zona del Verziere. Accanto alla Basilica, a sinistra del frontale, si trova un tempio più raccolto, nell’architettura più che una chiesa evocherebbe un classico palazzo signorile del Settecento. La sua storia è affascinante e complessa, risale al 1127, quando Gottifredo da Bussori fondò l’ospedale di Santa Barbara in Brolo, al quale nel 1150 si aggiunse l’ Ospedale di Santo Stefano alla Ruota, che accoglieva anche i bimbi abbandonati. Quando poi il cimitero non offri più spazi sufficienti, venne aperto un nuovo ambiente: e accanto, nel 1269, fu edificata la chiesetta di Santa Maria Addolorata e del Santi Stefano e Ambrogio. Nel 1400 la Confraternita dei Disciplini a cui fu affidato l’uso dell’edificio, lo dedicò a San Bernardino. Si trattava di una comunità apostolica dedita alla preghiera, al culto dei defunti e all’autoflagellazione. Gli adepti vestivano un saio in lana cruda e un alto cappuccio con due fessure per gli occhi. La vita era cinta da un cordone alla cui estremità ciondolava un teschio. Oggi i corpi mummificati si trovano nella piccola cripta della chiesa. Nella stessa cappella di San Bernardino ci sono anche le tombe di alcuni discendenti di Cristoforo Colombo, con lo stemma dell’esploratore e il motto di famiglia: “Colon diede il Nuovo Mondo alla Castiglia e al Leon”.

Nel 1642 crollò il campanile della Basilica di Santo Stefano, danneggiando sia l’ossario che la chiesa. I Disciplini restaurarono in breve tempo la struttura che raccoglie i resti umani, creando così uno spazio unico, nella sua inquietante suggestione, dove centinaia di orbite vuote sembrano scrutare il visitatore, mentre decorazioni di ossa e teschi ricoprono l’intera superficie dell’ambiente a pianta quadrata, formando veri e propri ornati certamente macabri, eppure non privi di una loro settecentesca armonia. Tutta una cupa composizione di teschi, femori e tibie, che trascende ogni distinzione di censo e appartenenza, per ricordarci l’effimera provvisorietà della vita terrena.

Giovanni V, re del Portagallo, a seguito di una visita, rimase così affascinato dall’ambiente da volerne edificare un altro simile a Evora, vicino a Lisbona. Ma da dove provengono tutte quelle ossa? Qui si confondono realtà e leggenda. Certamente alcune risalgono all’antico cimitero di Brolo. Si parla anche dei possibili resti di appestati manzoniani. Secondo un cronista del Seicento molte ossa potrebbero anche ricondursi ai martiri milanesi caduti, ai tempi di Sant’Ambrogio, nella lotta contro l’eresia ariana. E potrebbero comprendere, secondo un’ipotesi controversa, le stesse spoglie della Catarina,madre di Leonardo da Vinci.

 

La porta di ingresso è ornata di crani, di decapitati e sul lato dell’unica nicchia si erge la statua della Madonna dal manto nero, eseguita da Gerolamo Cattaneo durante la dominazione spagnola. Alzando lo sguardo, si ammira sui pennacchi e sulla volta l’affresco di Sebastiano Ricci, dove la materia si sublima nello spirito delle anime che volano verso il Paradiso. Un’altra leggenda vorrebbe che la notte di Ognissanti, alla sinistra dell’altare, si stacchi dal muro lo scheletro di una ragazzina trascinando gli altri in una danza ora sfrenata ora solenne, comunque rumorosa e chi si trovasse per l’occasione in quei luoghi potrebbe percepirne il sonoro clangore. Per una visione più fosca si consigliano le ore serali, preferibilmente in stagione invernale.

Marina Viazzi



Devi essere registrato per inviare un commento Entra o registrati