Esistono differenze enormi rispetto al modo in cui i cittadini delle diverse nazioni soffrono lo stress emotivo e secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità i paesi anglosassoni soffrono questo disagio in misura doppia rispetto all’Europa continentale, circa il 23% contro l’11,3%. Un dato che meriterebbe le prime pagine dei giornali se l’attuale sistema economico fosse misurato non solo in prodotti materiali ma anche in termini di benessere psicologico e felicità. A questo elemento e alle cause dell’infelicità dei paesi di lingua inglese ha dato rilievo lo psicologo Oliver James nel suo saggio tentando di capirne le cause ma anche gli effetti sulla vita quotidiana di intere popolazioni. I risultati delle sue ricerche, eseguite su decine di studi scientifici ha rilevato una correlazione diretta tra ‘materialismo’ e stress emotivo con i suoi correlati in termini di ansia, depressione, infelicità, nevrosi. Già nel 1993 due psicologi americani, Tim Kasser e Richard Ryan hanno pubblicato un documento intitolato A dark side of the American Dream scoprendo che gli studenti americani che mettevano il successo finanziario ai primi posti rispetto a maturazione emotiva, famiglia, amici e collettività, soffrivano più spesso di ansia e depressione. Tassi che aumentano nei soggetti che come obiettivo dell’esistenza hanno l’aspetto fisico e il desiderio di notorietà e fama. Inoltre i materialisti non sono solo più infelici ma sono più inclini a fumo, alcol e droghe. Altro aspetto interessante, è la maggior parte di noi ritiene che il benessere se non proprio la felicità dovrebbero essere obiettivi da raggiungere a livello politico e che un partito che ponesse questi elementi nel proprio programma politico otterrebbe l’80% dei consensi, salvo poi dover affrontare la delusione di un cocente fallimento. James però non si ferma all’analisi dei modelli economici delle nazioni ma sferra una profonda critica a quel filone di scienziati che attribuisce ai geni ciò che siamo. La psicologia evoluzionista ha contribuito a creare il mito del ‘gene egoista’ parente molto stretto del capitalismo egoista, quello che però ha determinato che le grandi imprese siano sempre più ricche e gli individui alla base della piramide produttiva, sempre più poveri e lontani dall’obiettivo del benessere materiale. Persone e individui intrappolati nell’idea che l’ansia si plachi con un acquisto e dalla difficoltà di soddisfare tutti i bisogni che ci rendano migliori e dotati di più successo del nostro vicino, costretti a lavorare sempre di più per non perdere lo status acquisito. Non è forse un caso se proprio in un momento di profonda crisi le persone decidano di togliersi la vita se perdono il lavoro. La soluzione? Fare un passo indietro e rinunciare ad obiettivi legati solo ai beni. Rifiutare il consumismo che arricchisce pochi e mirare ad un nuovo concetto di distribuzione della ricchezza. Basti pensare che le nazioni perdono denaro se producono più del dovuto mentre in altre zone del mondo i bambini non hanno da mangiare. Un paradosso no? Da rivedere. Ma i governi, saranno d’accordo? Sarà difficile visto che l’80% della ricchezza è nelle mani del 10% della popolazione e che questi ultimi non hanno alcun interesse a rinunciare a ciò che hanno. Un saggio che offre innumerevoli spunti di riflessione.
J.R.M.
Oliver James
Il capitalista egoista
Codice edizioni
2014
euro 18,00









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