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Preoccupati nati

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Lo stress sul lavoro può danneggiare la vita privata e la salute mentale ma anche un disagio preesistente dimiunuisce inevitabilmente la produttività: è ciò che afferma con dati allarmanti l’Organization for Economic Co-operation and Development inglese che ha rilevato nella sua ricerca più recente che un lavoratore su 5 soffre di disturbi come ansia e depressione che influiscono sulla sua produttività, possono provocare la perdita del posto del lavoro o limitare un eventuale reinserimento. Inoltre le persone con disturbi mentali si astengono più frequentemente dal lavoro. Insicurezza, pressioni, incapacità di gestire lo stress aggravano il quadro che vede il suo apice nella sensazione di instabilità legata all’attuale situazione economica mondiale. Insomma per mantenere i nervi saldi e l’ottimismo in un futuro che appare abbastanza cupo sembra ci voglia un ‘fisico bestiale’.  Questo stato di incertezza, la paura del futuro, le condizioni mentali già critiche generano quindi una schiera di persone che vivono il senso di preoccupazione come un sentimento cronico e usurante. La salute mentale quindi deve essere monitorata e, perchè no, gestita anche sul luogo di lavoro: lavoratori sereni e sicuri, supportati e ascoltati sono più fedeli, motivati e grati, pronti a dare di più all’azienda da cui si sentono supportati.  Due studi recenti dicono che in Europa circa il 40% della popolazione accusa un disturbo mentale o psicologico più o meno grave che però incide per 800 miliardi di euro tra astensione dal lavoro e terapie. Inoltre, chi soffre di un disagio della sfera psichica ha un rischio tre volte superiore di restare senza lavoro rispetto alla popolazione  sana, il 50% di chi ha un disturbo severo che compromette la propria vita quotidiana e il 70% di chi ha un disturbo di media entità non riceve alcun tipo di trattamento, né psicologico né farmacologico. L’Organizzazione lancia quindi un allarme e pone alcune necessità impellenti che avrebbero un immediato riverbero positivo anche sulla produttività generale delle imprese: migliori condizioni lavorative a tutti i livelli, un monitoraggio continuo della salute psicologica, il sostegno nella risoluzione dei conflitti e nella gestione dello stress anche per evitare dimissioni non necessarie che rendono poi estremamente difficile la reintroduzione nel mondo del lavoro.

redazioneBonVivre

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