Cinema: amore mio!


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Viaggio nel cinema italiano attraverso alcuni films indimenticabili.

Un film, per citare Shakespeare, sembra sempre “fatto della materia di cui sono fatti i sogni”, ma questa arte, invece, è fatta di ben altro: un’industria delle immagini che dovrebbe rappresentare uno dei momenti più avanzati nel panorama imprenditoriale. Ma di questo, parrebbe che, ormai si sia persa memoria…

Ecco perché noi di “bonvivre” dedichiamo questo contributo a chi il cinema italiano lo ha fatto e continua a farlo: registi, sceneggiatori, attori, tecnici ed a tutti coloro che, come me, sono cresciuti e si sono forgiati anche attraverso questa arte.

Ecco alcuni films da ricordare, da vedere o rivedere senza sosta perché dal loro valore artistico e morale è cresciuta anche la coscienza del nostro Paese.

In questa prima parte parleremo di due films e due registi tanto diversi tra loro che di più non si potrebbe immaginare ma, invece, uniti da una sorta di magica preveggenza sulla sorte del nostro Paese, in quelli che, tutt’oggi vengono ricordati come i mitici anni ’60. Un’Italia allegra e spensierata, con i soldi in tasca, sicura di poter contare su una specie di  eterna giovinezza…Invece sia Fellini che Risi scorgevano già intuitivamente in quella società  qualcosa di  malsano.

“La dolce vita”: 1960 regia di Federico Fellini con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg,  Claudia Cardinale, Anouk Aimée ed al suo debutto di Valeria Ciangottini.

Uscito nelle sale il film-evento di Fellini scatena le polemiche, si arriva addirittura ad un’interpellanza parlamentare del senatore Turchi che il 9 febbraio, solo 5 giorni dopo la prima, propone ai colleghi della Camera l’ostracismo alla “Dolce vita”. Vale la pena di ricordare le sue esatte parole: “ Tentativi di questo genere vanno stroncati immediatamente perché risultano altamente corrosivi e infiltrano nelle nuove generazioni il tarlo della vita facile….” . Ecc. ecc. ecc. Ma il film è un successo mondiale.

Macello Mastroianni, il bel Marcello, è sempre in scena. Il suo ruolo è quello di un cronista mondano testimone attonito ed impacciato di un’umanità in agitazione permanente che lo trascina nei suoi percorsi casuali atti semplicemente a riempire un vuoto esistenziale.

“ La dolce vita” inizia e si conclude in una sorta di afasia che segna nel protagonista Mastroianni, nel film il giornalista Marcello Rubini, la fina di un tempo spensierato ed incosciente  e, forse, l’inizio della maturità. Insomma, una pellicola caposaldo del cinema internazionale. Una tappa precisa e nello stesso tempo fantastica nella vita di Fellini e dell’Italia. “La dolce vita” è l’inizio di una certa Italia che si appresta a godere i frutti del boom ma Fellini già sente in questo inizio una sorta di fine.

“Il sorpasso”: 1962 per la regia di Dino Risi con Vittorio Gassman, Jean Luis Trintignant e Catherine Spaak. Una vera denuncia di costume che descrive la storia di un giovane, Vittorio Gassman, Bruno nella pellicola,  degli anni ’60, una ragazzo senza radici,  figlio del soldo facile, senza arte ne parte che a bordo della sua super sprint pensa di dominare il mondo. C’è nel film un senso amaro , col realistico trionfo del male sul bene, ormai l’uno dall’altro indivisi. Nella sua prima parte sembra un divertente manuale di un uomo superficiale ed inutile in cerca solo di compagnia in un silenzioso ed assolato ferragosto romano. Il suo finale è, invece, tragedia. Ed in questo, finale, è come se Risi già ci mostrasse la fine che avrebbero fatto certi sogni di quell’Italia superficialotta e provinciale che viveva i suoi primi anni di benessere senza curarsi del domani.



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