Cefalee e Alimentazione


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Il mal di testa è una patologia molto diffusa: in Italia ne soffrono, anche se saltuariamente, oltre la metà degli italiani, la maggior parte donne. È pertanto una malattia sociale che fa perdere oltre duecento milioni di ore di lavoro all’anno e che incide sulla qualità della vita di chi ne è colpito.

Mal di testa è un’espressione generica con la quale si definiscono patologie molto diverse fra loro. L’emicrania, la cefalea tensiva e la cefalea a grappolo sono le tre principali forme di cefalea primaria. Le cefalee secondarie sono invece dei sintomi indicativi di altri disturbi (allergie, difficoltà digestive, sinusite, ipertensione o artrosi) o scatenati da un motivo preciso, come alcuni tipi di farmaci o l’eccessiva assunzione di particolari sostanze quali caffeina, alcool. La cefalea tensiva è la forma più diffusa di mal di testa. È dovuta alla contrazione dei muscoli del collo e delle spalle e si manifesta come una morsa che stringe la testa a casco, il famoso “cerchio”. Può essere episodica o cronica. Il dolore che caratterizza la cefalea tensiva si localizza spesso nella regione occipitale, cioè la parte posteriore, media e inferiore del cranio ed è bilaterale. È cupo e persistente, a volte è più avvertito a livello degli occhi, ma ha spesso caratteri variabili anche nello stesso soggetto. Generalmente, è di lieve o media intensità, e non pregiudica le normali attività. Anzi, un po’ di movimento aiuta ad alleviare il fastidio. La cefalea tensiva interessa, in genere, più le donne che gli uomini. Affligge frequentemente gli studenti e le persone che, per motivi di studio o di lavoro, trascorrono molte ore sedute in posizioni scorrette o accumulano stress e tensione. I soggetti colpiti, spesso, mostrano una certa propensione alla depressione e all’ansia o hanno problemi di relazione con gli altri. Per questo, un avvenimento stressante si trasforma per loro in un fastidioso mal di testa. Questo tipo di cefalea può essere accompagnato da rigidità della nuca e da manifestazioni ansiose. La lista degli alimenti considerati responsabili del mal di testa è piuttosto lunga e, purtroppo, comprende tante cose buone! Le bevande alcoliche sono pericolose perché l’alcol è un potente vasodilatatore. Se agli effetti di vino, birra e simili si aggiungono rumore, fumo e ore piccole, il mal di testa è quasi sicuro. L’abuso di caffè può innescare il mal di testa perché la caffeina ha un’azione stimolante sul sistema nervoso. La stessa caffeina,  però, se assunta in piccole dosi è efficace nell’alleviare il dolore. Attenzione: se vengono assunti tanti caffè durante la settimana per poi smettere di colpo durante il weekend, si ha una sorta di “crisi di astinenza”, che ha tra i suoi effetti anche l’emicrania. Altre sostanze vasodilatatrici, e quindi in grado di provocare il mal di testa, sono i nitriti presenti nei salumi e in modo particolare negli insaccati. Per lo stesso motivo, vale la pena di fare attenzione ai formaggi, specie a quelli stagionati, che contengono la tiramina, agente vasodilatatore che può essere causa di cefalea. Nel cioccolato c’è, invece, una sostanza chiamata betafeniletilamina, che è in grado di alterare la produzione di serotonina, un mediatore del sistema nervoso coinvolto nel meccanismo che fa scattare emicranie e cefalee. Una cena al ristorante cinese può avere come conseguenza un mal di testa perché molti dei cibi presenti nel menu sono conditi con il glutammato di sodio, contenuto anche nei dadi in scatola, negli alimenti liofilizzati o preconfezionati, nelle salse di pomodoro. Il mal di testa causato da questo conservante si accompagna a una serie di altri sintomi (senso di vertigine, tensione o arrossamento del volto, senso di bruciore al collo o alle spalle), tanto che si parla anche di “sindrome da ristorante cinese”. Il troppo sale può scatenare, in chi è sensibile all’azione del cloruro di sodio, un’emicrania che compare parecchie ore dopo averlo consumato. Per questo è il caso di prestare attenzione ai cibi troppo salati (snack, patatine, formaggi). Quindi, un’alimentazione squilibrata può condurre a frequenti episodi di cefalea. E allora, cosa fare? In primo luogo è importante compilare un diario alimentare, cioè annotare tutto quanto viene mangiato nell’arco della giornata (comprese le modalità di preparazione dei cibi e compresi anche i condimenti) in modo tale da valutare se esistono delle reali correlazioni fra l’assunzione di un particolare alimento e lo scatenarsi dell’episodio emicranico. Altro consiglio è semplificare l’alimentazione, escludendo alimenti conservati o confezionati e assumere carne, frutta e verdure fresche, latte, yogurt, pane, zucchero, pesce, cereali, peperoncino, caffè (in giuste dosi). In casi particolari è indicata la dieta oligoantigenica, così costituita: riso o patate, agnello o pollo, pera o banana, olio extravergine di oliva. Dopo una settimana di questa dieta vengono reintrodotti uno per volta, gradualmente, i cibi sospetti (scatenamento). Naturalmente questa procedura deve essere effettuata sotto stretto controllo dello specialista (allergologo, dietologo). Per concludere ecco gli alimenti contenenti tiramina e, quindi, a rischio cefalea: bevande (birra, cioccolata calda, superalcolici, vino), carni (carne affumicata, carne in scatola, fegato di pollo, pancetta, prosciutto, salame, salsiccia, selvaggina), pesci (aringhe in salamoia, pesce affumicato, pesce salato ed essiccato), ortaggi (cipolle, crauti, fagioli, fave, olive, patate, piselli), frutti (avocado, banane mature, fichi, noci, susine, uva passa), dolci (cioccolato, gelato, torte e paste al cioccolato, krapfen, dolci al caffè), cereali (cracker contenenti formaggio, pane contenente formaggio, pane lievitato caldo), latte e derivati (latte a lunga conservazione, panna, burro, formaggi stagionati, prodotti confezionati).

 



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