Il Guariento nella Padova Carrarese


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fonte: studio esseciDA APRILE A LUGLIO PALAZZI E MUSEI APERTI CON OPERE DELL’ARTISTA ESPOSTE CHE TESTIMONIANO LA SUA FAMA.

Una primavera-estate ricca di eventi per quanto riguarda l’arte, il tutto per rivivere in completa libertà il secolo d’oro di Padova.
Il “fulcro” di tutto ciò resta il trecento, da tanti definito per l’appunto, il secolo d’oro della città: decenni segnati da evidenti “primati” della capitale dei Carrarresi con Parigi e poche altre città europee, per quanto riguarda la cultura.
Nomi illustri che hanno accompagnato il tutto, come Giotto, Petrarca e poi Donatello, che hanno contribuito a dare importanza alla medicina, alla scienza e a tutti i saperi che a Padova, in quel periodo, erano di casa.
Fino al 1406, dopo l’atto di sottomissione alla Serenissima del Comune, per ottant’anni sulla città governarono i Carraresi: una dinastia che trasformò lo stesso Comune, come uno dei più importanti fra quelli liberi del Veneto, in una vera e propria capitale.
Insieme a quella dei Carraresi, in parallelo è dedicata anche la mostra del Guariento: una grande esposizione allestita a Palazzo del Monte.
L’intera esposizione, dislocata in quattro diverse sedi (Civici Musei agli Eremitani, Palazzo Zukermann, la Casa de Petrarca ad Arquà e il Museo Diocesano), è costituita da ben dieci sezioni che, attraverso la figura dei Signori, contengono i diversi aspetti della vita della corte e della città, grazie all’esposizione di documenti, codici, arti applicate e monetazione.
Il tutto è accompagnato da un approfondimento riguardante la struttura urbana, la scienza, la musica e la moda dell’epoca con l’ausilio di numerosi “prestiti”, quali il Capolavoro di Giotto agli Scrovegni, il Palazzo della Ragione, ossia la più importante testimonianza dell’architettura civile del Medio Evo in Europa, il Battistero del Duomo e il ciclo di affreschi di Giusto Menabuoi, presenti anche nella Cappella del Beato Luca all’interno la Basilica del Santo, la Reggia Carrarese con gli affreschi di Guariento e il Castello Carrarese oggi in via di recupero.


Elementi importantissimi che indicano altre mete per un affascinante viaggio all’interno della storia della città ed in un Medio Evo, tra i più illuminati d’Europa.
A riguardo del Guariento, c’è da dire che fu la prima personalità artistica formatasi a Padova nel Trecento e il primo pittore a ricoprire un ruolo di artista di corte.
La sua documentazione risale dal 1338 al 1367, morto nel 1369, è detto “pittore” dal 1338 e la sua nascita è ipotizzabile intorno a Piove di Sacco, nel decennio del secolo XIV.
Formatosi dai riminesi attivi a Padova nel terzo decennio, arrivò a percorrere numerosi aspetti del gotico internazionale.
Come già detto, Guariento, primo artista definibile come “di corte”, da modi caratterizzati da precoce aulicità, la sua attività si estese anche a Venezia, alcuni suoi affreschi li eseguì a Bolzano, distrutti poi nel 1944 nella Seconda Guerra Mondiale.
La sua prima opera firmata fu la “Croce”, esposta oggi al Museo di Bassano risalente al 1331-1332, poi il “Busto del Redentore” di Padova immagine di severa nobiltà formale e sotto l’influsso di Giotto e dei riminesi.
Sue furono pure le decorazioni eseguite intorno al 1351 sulle tombe di Umbertino e Jacopo da Carrara, con la parte scultorea di Andriolo de Santi.
I due sepolcri, fino all’Ottocento, periodo della sua distruzione, furono introdotti nella chiesa di Sant’Agostino, dopo, trasportati agli Eremitani.
In queste opere il pittore dimostra una notevole abilità ritrattistica, permettendosi un linguaggio sempre alto ed una perfetta espressione dei desideri grazie ad un colorismo delicato.
I contatti con Venezia avvennero verso la metà del secolo: evidenti nella decorazione della cappella privata della corte, ora sede dell’Accademia Padovana.
In questo momento esistono rapporti di dare e avere con l’arte del nord, tra cui le tavole dal Museo Sant’Agnese di Praga: affreschi con Storie Bibliche sulla parte di destra della sala. Una narrazione continua che inizia con la storia di Noè, per passare ad Abramo, Mosè, Ezechiele e Giuditta.
Gli episodi sono tutti resi con numerosi particolari realistici, insinuandosi nel tono di una raffinata eleganza di corte.
Oltre a quelle artistiche, Guariento approfondì anche le sue conoscenze matamatiche e prospettiche, discipline allora studiate all’Università Patavina.
Le figure allegoriche eseguite per la tomba del Doge Dolfin nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia verso il 1361, sono testimonianze che evidenziano la sua fama: il principale documento di una nuova fase prospettica.
La maggior parte tutte opere di un’ampiezza e complessità iconografica totalmente nuove, tali da dilatare gli spazi e con un illusionismo sicuramente ancora più percepibile prima che il bombardamento del 1944 distruggesse oltre la metà dell’opera. Un fatto del tutto nuovo nel panorama della pittura del Trecento nell’italia nordorientale.
Una modernità compresa solo se si rapporta tale impostazione al clima pre-umanistico della cultura padovana e alla presenza di Francesco Petrarca alla corte Carrarese.
Quello di trattare i problemi della decorazione dipinta connessa alle strutture architettoniche, è stato un esempio che anche i pittori in seguito attivi a Padova hanno adottato.
Lo spunto è stato successivamente preso dal celebre dipinto “Paradiso” del 1366-1367 del Palazzo Ducale, voluta dal Doge Marco Cornaro. E’ l’opera che diede a Guariento la maggiore fama, celebrata a lungo dagli scrittori di cose veneziane e l’influenza che esercitò sulla pittura lagunare fino all’inizio del Quattrocento.
Altre opere da collocare in anni avanzati dell’attività sono “le Madonne” di Londra, Berlino, New York: profondità dell’ambientazione e accentuazione degli elementi gotici.
Nel 1369 Guariento risulta morto, ma opere come la traduzione del giottismo in termini gotici, la presenza di stilemi linearistici, l’ampia spazialità delle architetture dipinte, il realismo, gli aspetti “cortesi” sono le prime impostazioni e il filo conduttore della pittura a Padova nel corso della seconda metà del XIV secolo.



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