Il faro di Capo Carbonara: tra storia e leggenda


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All’elenco fari n.1258 troviamo Capo Carbonara. Il faro si trova su un promontorio proteso verso il mare sulla costa a Sud-Est della Sardegna,  sulla punta che chiude il grande golfo di Cagliari, di fronte all’isola di Cavoli, sulla quale si trova un’altra meravigliosa lanterna.  Il faro di Capo Carbonara è attivo dal 1917 ed è un importante segnalamento d’altura, la sua portata è infatti di 23 miglia, ed è alto ben 120 metri sul livello del mare. La torre della lanterna, alta appena 5 metri, è affiancata a una grande costruzione scura, con una torretta, che fungeva da alloggio per i guardiani.  Un faro ricco di storie e di leggende che raccontano dei suoi guardiani. Un certo Guido era il capo-guardiano, sposato e con figli, come Roberto del resto, aveva una famiglia. Poi arrivò Giovanni, un uomo della Marina che aveva chiesto di prestare servizio a terra e fu mandato a presidiare questo faro. Giovanni era scapolo, la sua famiglia erano diventati gli altri colleghi e le rispettive famiglie. In verità si innamorò di una ragazza ma quando arrivò alla soglia dell’altare, la fidanzata non sopportò l’idea di abitare nella solitudine di un faro e rinunciò a vivere questo amore.

Quando arrivò l’elettricità Roberto e la sua famiglia furono trasferiti e poco dopo toccò la stessa sorte a Guido, così Giovanni rimase solo.  Lui aspettava che da un momento all’altro arrivasse la notizia che l’impianto sarebbe stato automatizzato, ma non arrivò mai, e Giovanni continuava a salire e scendere la scala a chiocciola per curare il suo bellissimo faro.  Nel frattempo i suoi capelli erano diventati brizzolati ma la sua prestanza fisica sembrava non risentire del tempo che passava.

 

Il suo unico passatempo era scendere alla scogliera sotto al torre per andare a pescare. Portava con sé dei piccoli gamberetti che lui stesso andava a raccogliere lungo gli scogli, all’imbrunire.

Un giorno, mentre aspettava che qualche pesce abboccasse, vide passare una grossa pinna. “Un pescecane in queste acque ?” pensò, così si alzo e cercò di seguire lungo gli scogli il percorso di quello che lui credeva un grosso pesce. Vide la pinna sparire in una piccola insenatura, ma pensò  che fosse troppo vicino per essere uno squalo, e continuò il suo inseguimento saltando di roccia in roccia, Improvvisamente, da dietro una scoglio, spuntò il bellissimo viso di una fanciulla che gli sorrideva. Giovanni pensò che fosse una ragazza che cercava di risalire ma quando cercò di aiutarla lei gli chiese di avvicinarsi. Era una sirena che davanti all’incredulità di Giovanni gli disse ““Certo che esistiamo, ma non qui. Secoli di battaglie navali, di rumori, i vostri ami, le vostre reti, e  il vostro inquinamento ci hanno ricacciato da tempo nel più profondo del mare, e lì viviamo in pace, lontano dall’uomo”.  La sirena promise a Giovanni che se si fosse unito a lei avrebbe ottenuto la possibilità di respirare come un pesce e l’eterna giovinezza. Lui non ci pensò due volte, si tuffò e la sirena lo guidò verso gli scogli sotto al faro  ed insieme saltarono su una roccia piatta, dietro alla quale il mare aveva formato una pozza di acqua limpida. Giovanni si sporse e quello specchio gli rimandò l’immagine di un Giovanni di tanti anni prima, con i folti capelli neri arruffati dall’acqua di mare, e la sirena ridendo gli disse “Io non ti lascerò sulle scale dell’altare”,  si presero per mano ed insieme, con un tuffo, sparirono nella profondità del mare.

Quando gli addetti della Marina furono inviati a Capo Carbonara  per automatizzare il faro, si preoccuparono pensando a come Giovanni avrebbe reagito davanti a una notizia simile, all’idea di andare in pensione.  Arrivati sul posto non trovarono nessuno, cercarono disperatamente sugli scogli dove trovarono la canna e le esche lasciate dal vecchio guardiano scomparso nel nulla.

Dopo estenuanti ricerche conclusero che Giovanni era stato portato via dalle correnti.

Il faro fu automatizzato e mai più nessun guardiano salì e scese per le sue scale a chiocciola per accendere e spegnere la luce.

 

Ringraziamo la Marina Militare per la preziosa collaborazione

 

 

 



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