Borghi di Liguria. A Triora tra gotico e streghe


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Un fascino gotico e vagamente noir, tra mura diroccate e annerite, vicoli bui, oscuri portici. Eccoci nel borgo medievale delle streghe. Si tratta di Triora, 402 abitanti, comune ligure in provincia di Imperia, da cui dista 47 chilometri. E’ situato nell’alta Valle Argentina, a 780 metri sul livello del mare. “Tria ora” sono le tre bocche del mostruoso Cerbero che campeggia nello stemma del Feudo.

Il borgo risale all’ XI-XII secolo: appartenuto prima ai nobili Aleramo e poi agli Arduino, rocca strategica della Contea di Ventimiglia, nei secoli sempre al centro d’ incursioni saracene o cruente contese tra Savoia, Genova e Francia. Subisce, tra l’altro, i saccheggi dei soldati di Napoleone, che con spirito tardo-giacobino si accaniscono con duri scalpelli contro i molti stemmi araldici in pietra.  Ma gli anni del celebre processo alle streghe, che si concluse con cinque condanne al rogo, vanno dal 1587 al 1589, quando la comunità fu colpita da una violenta carestia che si volle attribuire al malefico influsso di certe donne che periodicamente, dopo l’Ave Maria, usavano raccogliersi nel casolare la Cabotina, per le loro oscure pratiche

Oggi la Cabotina è un rudere anonimo e abbandonato, non privo peraltro di una certa luce lugubre. I cultori dell’horror potranno, volendo, spingersi anche più su, fino al Monte delle Forche, che domina Triora, dove il macabro si stempera in un sontuoso panorama architettonico e naturale. Il paese è tuttora in parte spopolato e sinistrato per i danni dell’ultima guerra. Ma molti palazzi sono in via di restauro o ricostruzione. Nel frattempo sarà bello e avventuroso calarsi nel nucleo del borgo, attraverso passaggi angusti, porticati scuri, preziosi portali, sotto arcate in roccia e bassorilievi in ardesia: uno scenario chiaroscuro, drammaticamente medievale. Adatto forse più a una saga nordica più che alle solari ambientazioni mediterranee.

Da vedere, nella bella Collegiata dalla torre gotica, il Battesimo di Cristo del senese Taddeo di Bartolo (1397), nonché un importante Luca Cambiaso del Cinquecento. Nell’Oratorio del Battista si trova una magnifica scultura in legno del genovese Anton Maria Maragliano (1664-1739)

 

 

 

 

 

 

Da non sottovalutare la gastronomia. Tra i piatti locali: da segnalare apprezzatissime torte di patate e verdure (paste), ravioli magri, tagliatelle, gnocchi e lasagne con le rape. Non mancano ottimi funghi, castagne, miele a volontà e formaggi rari, come il Bruzzo .Un dessert molto vario di dolci ripieni e torroni chiuderà un pranzo difficile da dimenticare.

GLC



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