Borghi Di Liguria. Portofino, ovvero il lusso tranquillo


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La baia, la piazzetta, il porticciolo degli yacht. Portofino, se ha perso lo smalto mondano degli anni 60 e della Dolce Vita, ha mantenuto intatti bellezza e fascino, recuperando semmai quiete e civiltà. Con meno di 500 residenti e un piccolo universo di trattorie, botteghe artigiane e preziose boutique, è considerato tra le località più rinomate della Riviera Ligure e del mondo.

Quando Peppino di Capri cantava Saint Tropez, Fred Buscaglione rispondeva “I found my love in Portofino”. Erano gli anni ruggenti del Covo di Nord-Est. Oggi l’Italia è molto meno euforica: ma Portofino rimane un posto d’élite. Chi vuole comunque partecipare di quel raffinato silenzio per pochi, rivivendo vaghe fantasie di jet-set – senza dimenticare che si tratta pur sempre di un borgo di pescatori – può rilassarsi anche per un solo pomeriggio, e gustarsi con molta calma un paciugo (ricco bicchiere con strati di panna, gelati e sciroppo), in quel magnifico anfiteatro di casette e di natura. Il moderato viavai di turisti non disturba, anche perché i posti auto sono regolati a turno, e troppe automobili insieme non possono entrare.

Tutto l’ambiente incoraggia un dignitoso ozio. Spesso nei dépliant e nelle guide ricorre l’indicazione che “è d’obbligo” fare questo o visitare quest’altro. Qui oggi non è d’obbligo nemmeno il divertimento. Gustatevi perciò con calma il vostro paciugo, mentre il Molo Umberto I consente l’attracco di motoscafi e yacht di un gusto troppo ostentato per non stonare un po’ con la sobria eleganza del  contesto. Ci sono anche i vaporetti per Camogli, Santa Margherita e San Fruttuoso.

 Entrando nel borgo avrete già notato l’oratorio di Nostra Signora dell’Assunta, sede dell’ omonima confraternita che risale al XIV secolo, dal portale rinascimentale in ardesia. All’interno due grandi crocifissi in legno, uno bianco e uno nero, per la rituale processione di San Giorgio. Un po’ più avanti, la Chiesa parrocchiale di S. Martino. Facciata e sagrato romanici.

Ma se l’impulso turistico si fa irrefrenabile, nessuno vi impedirà di visitare il Castello Brown o spingervi fino al Faro, oltre l’Abbazia di San Giorgio, ricostruita nel 1950. Il Castello, circondato da pergolati e ricca flora mediterranea, domina il borgo e l’insenatura. Risale all’anno Mille, ma ha subito un’infinità di ristrutturazioni. Nell’Ottocento appartenne al console inglese Sir Yeats Brown, dal 1961 è del Comune. Dai giardini si apre una magnifica prospettiva di verde, mare e tetti.

Il Faro – un torrione bianco con una costruzione a due piani – si trova alle pendici del monte e segnala ai naviganti l’ingresso della baia con intermittenti lampi rossi. Si raggiunge a piedi dalla piazzetta, partendo dal molo di destra, con una breve e piacevole passeggiata nel verde.

GLC



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