Il sole è vita. Nei Paesi più soleggiati meno casi di melanoma cutaneo


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BLU LIGHTFinalmente una buona notizia. Tutte le paure sui raggi uv placate dalle statistiche che mettono tra i Paesi con minori casi di melanoma cutaneo nientemeno che la Grecia,  mentre Svezia, Danimarca e Finlandia detengono il primato per il maggior numero.

Il sole è vita e istintivamente siamo portati a esporci come per ricercare quel calore che alza l’umore e abbassa il grigiore, trasformando la nostra pelle in un ritratto della salute. In questi ultimi anni le campagne contro i raggi uv sono state devastanti, ma è interessante leggere gli studi epidemiologici reali e seri, durati 15 anni, fatti su 30’000 persone ed eseguiti da istituzioni riconosciute a livello mondiale (es. il Karolinska Insitutet di Stoccolma) che vengono completamente ignorati da tutti i mass media, a favore di studi troppo spesso pilotati come quello condotto dalla ricercatrice De Ann Lazovich passata agli onori della cronaca per aver truccato i risultati.  Anche la Svizzera è tra i primi Paesi in classifica per i  casi di tumori alla pelle eppure la popolazione segue puntualmente  i consigli sulla protezione solare, soprattutto dopo le pressanti campagne messe in atto.  Ma allora viene da pensare che di sole non ne prendiamo più abbastanza.  La conferma dei nostri dubbi si trova analizzando  gli studi eseguiti in vari Paesi sulla carenza di vitamina D che si ottiene praticamente solo attraverso l’esposizione al sole. Ad esempio le conclusioni dei ricercatori dell’istituto parigino di ricerca INSERM (Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale) in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention”  parlano chiaro: il sole e un’alimentazione ricca di vitamina D riducono fino al 43% il rischio di tumore al seno. Lo studio condotto su 70.000 donne porta alla conclusione che una giusta dose di raggi UVB è determinante, mentre l’alimentazione o gli integratori alimentari hanno solo una funzione coadiuvante.

Il dr. Michael Holick, professore di medicina, fisiologia e biofisica, direttore del Centro di Ricerca di Medicina e della “Clinica per la Salute delle Ossa” al Boston University Medical Center, autore del libro “The UV Advantage” e del più recente “The Vitamin D Solution”,  si occupa da 30 anni del problema della carenza di vitamina D,  ha portato in evidenza, dopo estenuanti studi,  il fatto di come grazie alla funzionalità della vitamina D vi siano ridotte incidenze tumorali.

“Un’importante conversione di tendenza vede anche la lampada abbronzante un’azione positiva per la produzione di vitamina D”, ci spiega Alessandro Caroli dei centri Blue Light di Lugano, portandoci a conoscenza di importanti interviste a massimi esperti che tranquillizzeranno i fans della tintarella. Sul sito www.ilsole.ch   leggiamo l’intervista a  Natale Cascinelli, medico chirurgo specializzato nello studio dei melanomi, che afferma “Quello che conta sono i tempi di esposizione, ma la qualità dei raggi UV artificiali e naturali non cambia”. Insomma, le lampade abbronzanti non fanno male.
Anzi l’oncologo ricorda che la tintarella non ha solo una funzione estetica: dai raggi UV ricaviamo il 90% della vitamina D circolante nel nostro organismo, una sostanza che importanti effetti benefici sull’organismo e che agisce su 4000 geni e ha un importante ruolo anti-cancro.



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