C’eravamo tanto amati: i ragazzi dicono addio allo sport


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SPORTAgli Stati Generali della Pediatria che si sono appena svolti a Roma i medici lanciano l’allarme:  il “drop out” , ovvero l’abbandono precoce della pratica sportiva, che si verifica tra i 15 e i 17 anni, e in maniera ancora più marcata tra i 18 e i 19 anni. Un fenomeno che assume dimensioni importanti soprattutto tra le ragazze. Con un tasso di sedentarietà triplo rispetto alla media degli altri Paesi europei, gli adolescenti italiani trascorrono gran parte del loro tempo seduti, complice anche il tempo passato davanti a pc, smartphone e tablet. I rischi sono alti in termini di importanti patologie croniche che possono insorgere in età adulta.

“Occorre cambiare stili di vita”, spiega il Presidente SIP Giovanni Corsello. “L’attività motoria e quella fisica, non necessariamente svolta a livello agonistico, devono essere percepite nella nostra società come un investimento per la salute delle generazioni future”. A 15 anni meno di un adolescente su due pratica attività sportiva continuativa, a 18 meno di uno su tre e i tassi di sedentarietà sono tripli nel Belpaese rispetto alla media europea. Si tratta di un problema a lungo termine, che rischia di dare vita ad una generazione adulta già malata. E pensare che la buona notizia ci sarebbe e interessa proprio i più piccoli: in dieci anni (2001-2011) tra i bambini di età compresa da 6 a 10 anni la pratica sportiva è aumentata di ben 5 punti percentuali passando dal 48,8 al 54,3%: quasi 6 su 10 praticano uno sport in maniera continuativa, nuoto e danza in testa alle preferenze, percentuali che non si registrano in nessuna altra età della vita. “E’ il segno che le campagne antiobesità volte a favorire corretti stili di vita stanno dando i loro frutti” spiega il Presidente Corsello. Già dopo la scuola primaria però questa affezione inizia a scemare e nell’ultimo anno si è osservato che il trend negativo inizia già a 11 anni.

A preoccupare i Pediatri non è solo l’abbandono della pratica sportiva in età preadolescenziale ma anche il numero dei ‘sedentari assoluti’, fenomeno che riguarda soprattutto le ragazze in una percentuale che va dal 24% tra i 15 e i 17 anni al 30% dopo la maggiore età. Nel divorzio tra sport e adolescenti hanno una responsabilità le nuove tecnologie: i teenagers infatti trascorrono da tre a quattro ore al giorno davanti ad uno schermo, sia esso televisore, pc o smartphone. Altri motivi sono invece legati all’eccessivo impegno richiesto dallo studio, la noia, la fatica e la crisi economica che affligge le famiglie.

“Per riavvicinare i ragazzi al movimento occorre offrire nuovi stimoli” spiega Antonio Correra, Consigliere Nazionale della SIP “occorre valorizzare di più il movimento non strutturato, portare i ragazzi all’aria aperta, valorizzare lo sport non agonistico” anche per colmare il gap scolastico: la Francia ad esempio dedica all’educazione fisica il 15% dell’orario complessivo contro il nostro umile 7%.

Johann Rossi Mason



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