per filo e per segno


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SANTO FICARAUna mostra pensata per gli spazi della Galleria Santo Ficara che, da sabato 5 aprile, attraverso le opere di quattro artiste di diverse generazioni, racconta alcuni dei possibili differenti modi in cui i fili ed i segni si
mostrano, si aggregano, si dispiegano, dialogano e convivono all’interno dei loro lavori.
Di Carla Accardi, Paola Pezzi, Cristina Volpi e Antonella Zazzera saranno presenti una serie di opere degli ultimissimi anni realizzate rispettivamente con pittura vinilica su tela, in feltro o in legno, con fili di seta o di ragno, in carta, cellulosa e rame, molto distanti le une dalle altre eppure scelte con l’intenzione di dare vita
ad un confronto inedito teso a rilevare un sentire comune, traducibile nel sapiente uso del segno e del filo…
cristina volpiIl segno è, in senso stretto, protagonista indiscusso dell’intero percorso di Carla Accardi (Trapani, 1924 – Roma, 2014), ricco e sensuale, cammina sul filo dell’astrazione e trova posto libero sulle sue tele, con un’energia non scontata che dà vita ad un groviglio sparpagliato e consapevole, incredibilmente seducente e
mai ripetitivo.
Oltre a tre tele recenti, dipinte di un unico colore su supporto di tela grezzo, esso stesso colore di fondo, dove il segno riflette sul senso del vuoto, dell’intersezione e della sedimentazione, in mostra sarà presente anche un grande lavoro degli anni Novanta: Blu oltremare,
Così come Carla Accardi non lavora sul filo in senso stretto, nemmeno l’attenzione di Paola Pezzi (Brescia, 1963; vive e lavora a Milano) è dedicata principalmente alla questione del segno, eppure le sue sculture di matite, non piccole ma concentrate, che lei stessa descrive come frecce scoccate in aria, portano in sé una chiara carica segnica. Non a caso, immaginandole in movimento, si potrà cogliere la loro invisibile scia che, nell’aria, si fa impalpabile filo… Un filo che corre svelto ed ha le sembianze di un’onda bianca in feltro o di un tronco d’albero visto in sezione, dove gli anelli di accrescimento, immobili ed ordinati, segnano il tempo della
loro formazione.
Per l’occasione, oltre ad alcune sculture di matite e ad una serie di recenti opere da parete in feltro bianco e
grezzo, Paola Pezzi ha pensato degli interventi di grandi dimensioni in feltro nero che, quali naturali
evoluzioni delle sue ultime ricerche e riflessione sullo spazio, si concentreranno nei punti chiave che lo
reggono e lo strutturano, come le colonne o le chiavi di volta che caratterizzano la galleria.
Anche Cristina Volpi (Saronno, 1975; vive e lavora a Milano) interverrà caratterizzando lo spazio espositivo
con una disseminazione a parete di carte, alcune delle quali libere ed altre intelaiate, sulle quali si fondono e
si confondono segni tracciati con il pennino, fili di seta e ragnatele, alle volte catturate in non so quale angolo
e alle volte dipinte, fedelmente restituite come solo un minuzioso copista le renderebbe.
Le cuciture di Cristina Volpi sono un modo di segnare il procedere della vita. Come lei stessa scrive, il filo è il
caos fatto ordine, il groviglio che trova struttura, una linea che porta fuori dal labirinto. Filare, pensare e
scrivere sono azioni che svelano la necessità primordiale di forma, direzione e senso… In tutti i suoi più
recenti gruppi di opere e in alcuni libri d’artista il filo è tela di ragno, è scrittura silenziosa e non detta, è
tempo andato, è maschera, è diario, è performance, installazione, gesto ed anche segno.
La ricerca artistica di Antonella Zazzera (Todi, 1976; vive e lavora a Todi) si fonda sul Segnotraccia e tutte
le sue sculture sono realizzate con filo di rame di diversi spessori e vari toni; nelle più recenti “Carte
scultura”, invece, oltre al filo si aggiunge la cellulosa che diventa altro corpo dell’opera e amplifica l’idea di
segno e di traccia già fortemente presente.
In Antonella Zazzera il filo non si intreccia ma si sovrappone e sedimenta, disponendosi con modalità che
corrispondono a gesti ben precisi, che danno origine a segni netti, dagli andamenti naturali, generati dal
corpo dell’artista, dalle sue dimensioni e tensioni. Le sue creature di rame si rapportano attivamente con lo
spazio che le accoglie e sono in continuo dialogo con la luce che le accarezza e le vivifica, rendendole corpi
unici, lirici ed irripetibili.
L’articolato percorso espositivo, reso possibile grazie alla collaborazione ed alla disponibilità delle artiste,
oltre ad offrire uno spaccato insolito sulle storie fatte di segni e di fili, di pittura e di materiali, di attimi che
sedimentando acquistano spessore e corpo, dà vita ad un dialogo inedito tra i quattro protagonisti e ad un
inevitabile omaggio a Carla Accardi, che aveva aderito al progetto e che dalla metà degli anni Ottanta ha
collaborato con continuità con la Galleria Santo Ficara, dove ha partecipato a diverse rassegne collettive ed
allestito svariate mostre personali.
A Carla Accardi va la nostra più profonda gratitudine per esserci stata e per averci contagiati con i suoi colori
e la sua straordinaria vitalità, certi che il suo lavoro, amato e conosciuto in tutto il mondo, continuerà ancora
ed ancora ad influenzare le generazioni di artisti successivi e a dare vita ad infinite, sempre nuove
suggestioni.
La mostra è accompagnata da un catalogo (Carlo Cambi Editore, Firenze) con un testo di Federico Sardella
e le riproduzioni di tutte le opere in mostra.



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