Lomello e i suoi straordinari tesori


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Italia. Lomello, un magnifico borgo posto nel cuore della Lomellina, in provincia di Pavia, terra rimasta fedele alla vocazione agricola, circondato da risaie e filari di pioppi, punteggiata di rare querce superstiti delle foreste che ricoprivano questa landa alluvionale della valle del Po.  Storia, leggenda, arte e religione avvolgono questo paesino straordinario, dove le ricchissime e ben curate testimonianze confermano un glorioso e tempestoso passato.

L’origine è avvolta nella notte dei tempi, come oscuro è l’etimo del suo nome che si fa derivare da Levi-mellum, ovvero borgo fortificato dei Levi o Celti.

In età imperiale Laumellum fu un importante mansio, ovvero luogo di sosta, dovette essere un borgo rilevante. Il cristianesimo vi giunse presto come testimonia una Lapide funeraria del 544 trovata nei pressi della Basilica. I Longobardi ne fecero una roccaforte e vi eressero la propria chiesa dedicata a San Michele.

A Lomello la regina Teodolinda incontrò Agilulfo nel 590 e lo volle suo sposo nella primitiva Basilica di Santa Maria; caduti i Longobardi e instaurato l’impero di Carlo Magno, Lomello mantenne prerogative di piccola capitale.

Con la dinastia dei Palatini Lomello conobbe un periodo di vero splendore: si fa memoria delle antichissime chiese di S. Siro, S. Martino, Santi Cosma e Damiano, S. Bartolomeo, Santo Stefano.  I monaci Bremensi vi posero un priorato, fiorirono monasteri come quello di S. Agata, S. Lorenzo, S. Maria in Galilea: sorse inoltre l’ospizio dei pellegrini di Santa Maria Maddalena e l’ospedale di Santa Maria della Misericordia.  Nel 1155 la rocca di Lomello viene incendiata dal Barbarossa: nel 1315 i Visconti si impadroniscono di Lomello iniziando così un lento declino.

 

20141019_15361420141019_154354Basilica di Santa Maria Maggiore

La basilica attuale è datata circa al 1025 e costituisce un archetipo importante per il romanico italiano; è lunga 60m. ed è a croce latina a tre navate e tre absidi.   L’edificio non è certamente il primitivo che doveva esistere in corrispondenza del battistero che è databile al V sec. L’antichità del monumento e le proporzioni grandiose fanno pensare che esistesse in luogo della Basilica attuale un edificio precedente di proporzioni non trascurabili. La facciata originaria e la torre campanaria erano addossate alle mura romane.

La navata centrale era decorata con un ciclo di stucchi che raffiguravano una sorta di processione di santi guerrieri incorniciata da fregi e decorazioni. Una caratteristica unica della chiesa è la vistosa asimmetria nella pianta e nell’alzato, oltre all’irregolarità dei pilastri.  Suggestiva l’ipotesi che vede nella pianta la volontà di riprodurre il corpo di Cristo nella croce col capo reclinato. Ed è proprio riconducibile ad un contesto monastico l’attribuzione della chiesa ad un monaco architetto della Congregazione Brematense.   Della torre campanaria originale resta solo un moncone, mentre per le prime tre campate si vedono le pittoresche rovine, ciò è attribuibile a un terremoto del 1177 o all’incendio da parte del Barbarossa della rocca di Lomello nel 1155. Nel 1718 viene intonacata.

Tra il 1803 e il 1920 si promossero radicali interventi di restauro e decorazioni della Basilica secondo il gusto del tempo. Le volte e gli archi furono decorati secondo il gusto neo rinascimentale con ampie concessioni bizantineggianti. Negli anni 1939-1953 la Basilica venne restaurata riportandola alle origini.

 

 

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Il Battistero di San Giovanni ad Fontes

E’ senza dubbio il monumento più antico e più prezioso. è a forma di croce è alto 13m. ha un tamburo ottagonale nel quale si aprono 8 finestre, al culmine del tetto si eleva un piccolo tiburio a due piani ornati di monofore sormontate da bifore.  L’interno del Battistero, al centro si trova il fonte Battesimale datato VII-VIII sec. Di epoca longobarda a forma di esagono irregolare. La tipologia del battistero fu comune in Italia fino al secolo Vili, e resta in molti esemplari analoghi a quello di Lomello, come Novara, Alberga, Ventimiglia, Milano, modello fu quello eretto da Sant’Ambrogio di fronte a S. Tecla (oggi sotto il sagrato del Duomo).  Il monumento sorge su evidenti preesistenze romane. La vasca battesimale si presenta interamente intonacata per il rito ad aspersione – negli scavi archeologici del 1894 si trovò un prezioso cippo funerario cristiano databile al 544 raffigurante due colombe che bevono al calice e una scritta che invita a venerare La Croce (si trova ora a Torino). Già nel secolo XVIII erano venuti alla luce attestazioni di età romana del culto delle matrone, tra questi un cippo votivo pagano di un certo Tito Manlio. Nel 1939 le indagini archeologiche e i restauri riportarono il Battistero allo splendore originario.

 

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20141019_153738La leggenda

Fra le tante versioni sulla costruzione della Chiesa di Santa Maria da parte del diavolo, riteniamo che la seguente sia la più bella e la più suggestiva; la troviamo riportata su un dattiloscritto rinvenuto fra le carte del Comm. Attilio Baratti di Mortara. Ne trascriviamo integralmente il testo: “Teodolinda volle celebrare nella Chiesa di S. Maria in Lomello le sue seconde nozze con Agilulfo duca di Torino. Una curiosa leggenda vuole che queste nozze non andassero a genio al demonio perché i Longobardi erano ariani e Teodolinda era cattolica. Con re Autari, il dia volo aveva potuto ottenere che fosse vietato ai Longobardi il Battesimo Cattolico, ma questa volta era la regina stessa che si eleggeva lo sposo acquistando una potenza diretta, che avrebbe poi adoperata a favore della causa cattolica; e per il diavolo il grosso guaio era lì. Allora pensò di farne una delle sue. Il giorno prima delle nozze portò sul cielo di Lomello tutte le nubi più cariche di tuoni e di lampi che aveva in riserva e scatenò un tremendo temporale. I fulmini caddero sulla chiesa già preparata per le nozze, suscitando un grave incendio e in poche ore la chiesa di Lomello fu un mucchio di rovine.  Teodolinda che da santa donna si era preparata alle nozze con la preghiera, si mise a piangere e a supplicare il Signore. Ed il Signore accettò la preghiera della sua serva fedele. Ed eccolo a ordinare al diavolo che sghignazzava in mezzo al fumo, di rifabbricare durante la notte, prima del suono dell’Ave Maria, quello che era stato distrutto, pena la costruzione di tre nuove chiese con la badia. La pia Regina Teodolinda, sentite le parole del Signore, andò tutta felice incontro allo sposo per comunicargli la lieta novella. La noti zia udita dai cortigiani corse di bocca in bocca, e tutti aspettavano che si facesse notte per assistere al miracolo. 20141019_155045Ma il diavolo, per nascondere la sua vergogna, sull’imbrunire fece calare una nebbia così fitta e fredda da costringere tutti i cortigiani a starsene chiusi in castello. Quel che capitò nel buio fitto, nessuno lo poté sapere. Il diavolo pescò nel fondo dell’inferno i migliori ingegneri, architetti e muratori che poté trovare e diede loro l’ordine di rifare la chiesa in tutta fretta. Ma, senza una direttiva unica, senza ingegnere capo, ciascuno fece a modo suo. Intanto l’Ave Maria era lì per suonare. Mancava di portare a termine la facciata. Ma il Signore che dall’alto stava ad osservare, diede l’ordine di tralasciare: “La scia di finire la Chiesa, perché si sappia che le cose belle e buone il diavolo non le sa fare; ma farai viceversa il Battistero, dove il figlio di Agilulfo prenderà il Battesimo Cattolico. Non volevi che la mia Chiesa trionfasse, sarà quel Battesimo lo scorno tuo più pungente”. Suonata l’Ave Maria, il corteo nuziale si mosse dal castello. Quando il corteo regale, composto di conti, paladini, duchi longobardi, passò il vasto portone della Chiesa, ed entrò nel tempio di S. Maria, poté notare come in quella bellissima Chiesa c’era un curioso disordine di costruzioni: le muraglie non correvano parallele, i colonnati erano di forme e dimensioni diverse nei fusti, nei capitelli, nel giro dell’arco e nell’altezza dei piedi. E, meraviglia ancora più grande, ebbero, all’uscita di Chiesa, quando a fianco di essa, trovarono lì, nuovo di zecca il Battistero, regalo nuziale di Belzebù!”.

La “Chiesa del Diavolo” esiste solo nella leggenda, ma alcuni simpatici irriducibili narrano che la Basilica attuale fu rifatta sul tracciato dell’antica per conservare la memoria del miracolo ed infatti, la sua magica asimmetria ricorda quell’altra costruita dal diavolo in quella notte favolosa. Certamente le leggende ci tra mandano un fondo di verità, condito da una meravigliosa fantasia che travalica i secoli.

 

Fonte: Comune di Lomello, Parrocchia di Lomello

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