Ammetto di aver letto questo libro incuriosita dall’intrigante titolo, plauso all’editore, chi può dire di essere contro la natura? È innaturale, visto che noi ne facciamo parte, eppure Chicco Testa con un passato da parlamentare, da giornalista e infine da lobbista del nucleare tenta di sostenere la seguente tesi: che la natura non ci voglia bene, che sia animata da logiche di perpetuazione dei geni e che quindi la maggior parte degli aggettivi positivi che le vengono attribuiti siano fuori luogo.
La natura non è una buona madre e nemmeno una ‘matrigna’ sostiene l’autore, semplicemente si perpetua senza avere valori, è semplicemente una macchina che produce vita e morte, da essa abbiamo molto da imparare ma è solo una macchina e in quanto tale non è giusta né buona né bella. Dedurre dalle leggi naturali criteri di riferimento per Testa è un errore quando non provoca vere tragedie. Mentre la storia della specie umana è caratterizzata per superare i limiti imposti dalla natura come un lungo viaggio verso l’artificiale.
Saremmo ingannati da una natura da sempre antropomorfizzata, la campagna coltivata, con l’erba rasata, gli animali da cortile e quelli addomesticati, i filari di vite ordinati, l’acqua corrente, la luce elettrica e la connessione wi fi anche nel paesino più sperduto, tutt’altro che naturale, solo una illusione. Così come i grandi parchi sudafricani che apprezziamo solo se protetti da una jeep. Apprezziamo la natura quando la guardiamo attraverso uno schermo che non ci coinvolge nei suoi aspetti sgraditi: insetti che tormentano, ragni velenosi, fiere pronte a farci a pezzi, paura e pericolo sono appannaggio solo di viaggi organizzati che prevedono comunque di riportare a casa il cliente sano e salvo e anche le recenti serie tv di genere ‘adventure’ vedono contesti in cui i partecipanti al massimo si fanno male con un rovo ma mai rischiano davvero.
Se amate tanto la natura, sostiene Testa, dobbiamo amare anche i funghi velenosi, le vipere, un tifone, i terremoti e gli tsunami che spazzano via ogni cosa. Mentre la natura che amiamo è umanizzata come i filari di cipressi di Bolgheri, le colline delle Langhe, una natura asservita (mentre parlerei di un patto di utilità reciproca n.d.a.). La natura vera è fatta di batteri e virus, epidemie senza controllo (e spesso senza cure) e ciò che contraddistingue gli esseri umani è l’egoismo assoluto dei geni e degli individui.
E poi si supera sostenendo che anche la progressiva inarrestabile crescita della popolazione non ha determinato nessuna catastrofe alimentare (peccato che un miliardo di persone soffra di una fame cronica e ne muoia, mentre il progresso e la tecnologia avrebbero dovuto risolvere il problema, anacronistico). Ma anche che ‘la quantità di terre coltivate aumenta in ogni parte del mondo e la superficie terrestre è coperta da boschi e foreste dimenticando alcuni minuscoli problemi climatici provocati proprio dalla deforestazione selvaggia e dall’impronta umana che ha sfruttato l’ambiente – non la natura – senza pietà e solo a scopi speculativi. Infine, è l’aria delle città che ci rende liberi perché i grandi agglomerati urbani favoriscono la collaborazione competitiva e agevola la mobilità sociale dagli astrati più bassi della popolazione e soprattutto le città occupano meno spazio perché si sviluppano in altezza.
Il resto della lettura lo lascio a voi, io mi limito ad osservare che dei numerosi scenari presentati non un solo dato è fornito (aumento delle aree verdi, ecc.). E io che credevo che il pamphlet fosse un inno al nucleare.
JRM








