Grandi Italiani. Vittorio Granchi, maestro della scuola fiorentina del Restauro


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Vittorio Granchi mentre opera sul Crocifisso di Cimabue

Vittorio Granchi mentre opera sul Crocifisso di Cimabue

Vittorio Granchi (Firenze 20 ottobre 1908 – 30 novembre 1992), nato in una famiglia dalle profonde tradizioni artistiche la cui attività e nota sin dal XIX secolo, si era formato prima nella bottega del padre Pasquale (1870-1930) un valente “artiere” fiorentino specializzato in “imitazioni antiche” e mobili intagliati e dorati e poi negli anni ’20 all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze sotto la guida di Luigi Cavalieri e Giacomo Lolli. La lunga carriera artistica, intrecciata con quella più conosciuta di restauratore, è stata segnata da riconoscimenti e da numerose esposizioni sia in Italia che all’estero. Dipinti e disegni di Vittorio Granchi sono oggi conservati alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, all’Accademia delle Arti del Disegno e alla Galleria degli Uffizi.

Vittorio Granchi, Il mio vecchio tavolo da lavoro, olio su tela, 1931. In questo dipinto l'autore delinea, con poesia e lucidità,  gli oggetti e gli strumenti tipici della bottega d'arte fiorentina. Una delle sue opere più note definita da Antonio Paolucci "una icona del suo e del nostro lavoro".

Vittorio Granchi, Il mio vecchio tavolo da lavoro, olio su tela, 1931. In questo dipinto l’autore delinea, con poesia e lucidità, gli oggetti e gli strumenti tipici della bottega d’arte fiorentina. Una delle sue opere più note definita da Antonio Paolucci “una icona del suo e del nostro lavoro”.

Il rilevante apporto di Vittorio Granchi, sia per le metodologie che per le specifiche operatività che egli perfezionò, è attestato dai tanti interventi condotti sui dipinti dei maggiori musei e Gallerie fiorentine come il lungo elenco dei restauri da lui eseguiti documenta. Dal 1934 quando venne chiamato da Ugo Procacci a far parte della equipe del costituendo Gabinetto Restauri della Soprintendenza alle Gallerie fiorentine, vi prestò la sua opera fino al 1973, conducendo restauri considerati storici, come quelli, nell’immediato dopoguerra, alle tavole vasariane nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio e i molti di quel durissimo momento operativo susseguente alla tragica alluvione di Firenze del 1966, che lo vide protagonista di innumerevoli “salvataggi” di opere gravemente danneggiate, tra cui spicca per “alta chirurgia” (Umberto Baldini 1992), quello sul Crocifisso di Cimabue. Questo intervento, definito dallo storico dell’arte Marco Ciatti, oggi soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, una “rivoluzione copernicana nella storia del restauro” nella sua complessità, rimane uno dei riferimenti della “Scuola Fiorentina del Restauro” della quale Vittorio fu uno dei maggiori esponenti. Questo intervento valse a Vittorio il Premio Alinari che gli fu assegnato nel 1991 poco prima della sua scomparsa.

 

Vittorio Granchi, nella Galleria degli Uffizi nei giorni successivi all'alluvione del 1966 mentre colloca in piano preziosi dipinti su tavola alluvionati

Vittorio Granchi, nella Galleria degli Uffizi nei giorni successivi all’alluvione del 1966 mentre colloca in piano preziosi dipinti su tavola alluvionati

 

Il 20 ottobre 2008, in occasione del centenario dalla nascita di Vittorio, si tenne a Firenze una giornata di studi con la partecipazione dell’Opificio e Laboratori di Restauro, della Soprintendenza, dell’Università e dell’accademia delle Arti del Disegno i cui atti, a cura di Marco Ciatti e Andrea Granchi, sono stati poi raccolti in una specifica pubblicazione. In quello stesso anno l’Autoritratto con la cravatta nera del 1931 entrò a far parte della “Collezione degli Autoritratti del ‘900” della Galleria degli Uffizi.

 

 

 

Vittorio Granchi pittore mentre dipinge sulle rive dell'Arno negli anni '50 del secolo scorso

Vittorio Granchi pittore mentre dipinge sulle rive dell’Arno negli anni ’50 del secolo scorso



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