Gli italiani e il sesso


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fare amoreAnche a letto, gli italiani giocano alla lotteria. Gli uomini preferiscono la pillola e non indossano ancora il profilattico perché limita il piacere. Ma sia loro sia le donne sanno che così il rischio infezioni è elevatissimo. E’ questa la fotografia scattata dall’indagine condotta dalla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica (FISS) su un campione di 800 persone. Oltre alle abitudini e alle preferenze a letto, le domande del questionario hanno indagato anche l’orientamento e l’opinione su temi come l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole e l’età ideale del primo rapporto. Gli argomenti saranno affrontati dagli specialisti della FISS nelle diverse iniziative organizzate in tutte le regioni italianeper la II edizione della Settimana del benessere sessuale, in programma dal 28 settembre al 3 ottobre.

Contraccettivi sì ma con moderazione. Fra gli uomini che hanno risposto al questionario, chi non usa il profilattico dice che lo fa perché diminuisce il piacere (45%), il 9,5% ammette che ha paura di non mantenere l’erezione nell’indossarlo, l’1% invece perché costa troppo. Anche se non usano il profilattico durante il rapporto, gli uomini intervistati sannoche il rischio di contrarre infezioni sessualmente trasmissibili è alto (46,86%) mentre ritiene sia basso il 28,50%. Quanto al rischio di una gravidanza indesiderata, il 50,73% pensa che l’eventualità sia alta maper il 2,93% resiste nel crederesia inesistente. Fra i contraccettivi preferiti, nel campione maschile, vince la pillola con il 42,86% e il profilattico 39,17%. Oltre il 7% si affida ai metodi naturali.

Le donne sanno che il rischio contagio di malattie sessualmente trasmissibili è alto (52,43%). Inesistente e irrilevante è l’eventualità giudicata invece solo dall’1,27% del campione femminile che in assenza di qualsiasi contraccettivo sa che la possibilità di rimanere incinta è alta (62,50%) o altissima (22,46%). Il 44,94% delle donne, a differenza degli uomini, preferisce il preservativo alla pillola (32,49%) e non disdegna i metodi naturali (oltre 10%). Lasciano in fondo alle ultime posizioni, spirale (2,74%) e anello vaginale (5,27%).

Preservativo femminile questo sconosciuto. Oltre il 48,62% degli uomini non lo conosce. Gli altri (42,66%)sì ma non l’hanno mai usato. Solo il 5,05% pensa di provarci, prima o poi. Le donne sanno dell’esistenza di questa alternativa (46,12%) ma non l’ha mai indossato nemmeno una volta. Il 37,95% non lo conosce e solo l’1,26% lo usa regolarmente.

A chi chiedere aiuto. Alla domanda “Se il partner non vuole avere rapporti sessuali, qual è il comportamento che adotta prevalentemente?”, oltre il 53% ha risposto che “Cerca di parlarne col partner e di comprendere i motivi”. Solo lo 0.9% “Cerca l’aiuto esterno di uno specialista”. Stupisce come, a seguire, la percentuale più alta, oltre il 15% sia rappresentata da chi sceglie di fare finta di niente. Oltre il 3% invece sente aggressività e la mostra. Oltre il 47% pensa che sia la comunicazione la componente più importante in una relazione affettiva di coppia, seguita dalla fiducia (28%) e dalla reciprocità (14%). Ben il 2,3% scegliel’umorismo mentre supera di poco lo 0,3 l’aspetto economico.

Nei secoli fedeli. Coloro che hanno risposto al questionario fa parte di un esercito di amanti fedeli: solo il 21% ammette di aver tradito il partner ma solo una volta (40%) mentre chi lo fa regolarmente è una minoranza (7%).

A scuola.  Quasi la totalità degli intervistati (98%) è favorevole all’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole. Per il 13% dovrebbe essere introdotta già all’asilo ma la maggior parte (46%) sceglie le medie. Per il 78% l’educazione sessuale andrebbe affidata agli specialisti. Solo il 14% preferisce i genitori mentre lo 0,14% le figure religiose.

La prima volta. Il 50% crede sia meglio che un maschio abbia il suo primo rapporto sessuale intorno ai 17-18 anni, l’11% sopra la maggiore età. Anche per le ragazze, secondo il campione, il passo andrebbe fatto a 17 anni, con un aumento al 14% di coloro che pensano che sia meglio superare i 18.

Essere gay. L’omosessualità viene definita dall’83% un orientamento sessuale ma per l’1,55% è una malattia. Il 4% ha scelto la casella “altro” in cui hanno inserito risposte come è una “Deviazione genetica” o “un fenomeno della società moderna” o infine “uno sbaglio”.

 

Dati indagine. Il campione di circa 800 persone è composto dall’67% di donne e il 32% di uomini. Le risposte sono state raccolte tramite la piattaforma surveymonkey da maggio a luglio 2015. L’80% che ha risposto sono celibi o nubili. Il 17% è coniugato, il 4,6 è separato e lo 0,4 è vedovo.Il 30% si dichiara single, il 28% come coppia convivente e il 40% come coppia non convivente. Oltre il 90% è prevalentemente eterosessuale, solo il 5% è omosessuale e il 3% è bisessuale. La stragrande maggioranza, circa l’80%, non ha figli. Così come un abbondante 55% ha come titolo di studio la laurea, seguito da un 28% che è in possesso di un diploma e ben un oltre il 13% che ha una specializzazione post lauream. La maggior parte è occupato (oltre 40%) ma non manca un 10% di disoccupati e un 35% rappresentato da studenti. Per lo più vivono in città (64%)e nel Centro Italia. Fra le religioni professate, vince il cristianesimo (56%) anche se l’ateismo riscuote successo con oltre il 32%.



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