Heritage. Storie di tessuti e di moda


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Italia, Prato. Nato nel 1975 all’interno dell’Istituto Tecnico Industriale Tullio Buzzi come collezione di supporto alla formazione dei disegnatori tessili del distretto di Prato, dopo una collocazione temporanea presso il Palazzo Comunale (1998-2002), dal 2003 il Museo ha trovato la sua sede definitiva e per così dire “naturale” presso l’ex opificio tessile Campolmi, acquisito e trasformato dal Comune di Prato in grande polo culturale composto da Museo e biblioteca della città.   Al 2003 risale anche la costituzione della Fondazione Museo del Tessuto, ente a partecipazione pubblico-privato riconosciuto dalla Regione, istituito con la finalità di gestire il Museo e le sue attività, che nel 2015 ha inaugurato il suo quarto mandato amministrativo, affidato dal Sindaco Matteo Biffoni a Francesco Marini, giovane imprenditore tessile Presidente dei Giovani Industriali della città.  Negli ultimi quindici anni di attività, le collezioni del Museo si sono accresciute notevolmente, grazie a centinaia di atti donativi da parte di enti, aziende, associazioni, cittadini e cultori della materia. Il fondo di tessili antichi – costituitosi con la prima, grande donazione da parte dell’imprenditore Loriano Bertini – è in continua crescita, e rappresenta oggi un nucleo di importanza internazionale. Anche la tradizionale raccolta di testimonianze produttive locali si arricchisce continuamente, salvando dalla dispersione gli archivi delle aziende del territorio che cessano l’attività ed effettuando periodiche raccolte di tessuti contemporanei.  In costante incremento anche la raccolta di costumi, accessori ed abiti che dal Cinquecento giungono fino ai giorni nostri, segno tangibile di un progressivo ampliamento degli interessi del Museo verso il tema della moda moderna e contemporanea.

Tra i più importanti donatori si segnalano, oltre a Loriano Bertini – il fondatore del Museo, l’Associazione Ex Allievi dell’Istituto Buzzi, l’Associazione Amici del Museo del Tessuto, il Comune di Prato e la ex Cariprato (oggi Banca Popolare di Vicenza).

La ricorrenza sarà inoltre un’occasione del Museo per ripensare alla sua funzione: nato come collezione di supporto alla formazione specialistica  del settore tessile, la struttura museale ha negli ultimi quindici anni di attività ampliato notevolmente il suo pubblico, aprendo le collezioni alla fruizione più ampia del pubblico generico, delle scuole dell’obbligo, dei bambini, delle famiglie, degli adulti, del pubblico con bisogni speciali.

Parallelamente, sul fronte dei contenuti, si è in questi ultimi anni passati da un approccio specialistico sul tessuto ad una piena apertura ai temi della moda contemporanea, testimoniato dai molti abiti ed accessori entrati in collezione e dalle grandi mostre sul fenomeno del Vintage (2013) e sulla Camicia Bianca di Gianfranco Ferré (2014) che dopo la sede pratese ha trovato ospitalità presso  Palazzo Reale di Milano (2015) ed è attualmente allestita presso il Phoenix Art Museum in Arizona.

Heritage_Museo del Tessuto Prato

L’abito di corte è appartenuto a Maria Giuseppina Gaetani dell’Aquila d’Aragona, nobildonna napoletana che sposò Ferdinando Nunziante la cui famiglia aveva ottenuto il marchesato per meriti militari. L’abito fu appositamente confezionato, insieme ad altri otto finora reperiti in ambito privato e museale, per gli eventi ufficiali della corte borbonica. La confezione sartoriale e l’impianto della ricca decorazione eseguita a ricamo con filati metallici, permettono di datare l’abito alla metà del secolo XIX in pieno periodo romantico, tra il regno di Ferdinando II e quello del figlio Francesco II. La foggia disegna con evidenza il punto vita grazie a un bustino steccato che scende a punta verso la gonna a campana. I colori rosso e blu del tessuto di seta si giustificano con l’araldica della corte Borbonica e dichiarano l’ufficialità della funzione esaltata dal lungo e ampio strascico ancorato al punto vita sul dietro. Il ricamo in oro presenta motivi decorativi che si legano alla corte: rami d’olivo, di quercia e gigli dei Borbone d’Angiò. Dono Comune di Prato e Cariprato, inv. n. 83.02.01 a, b

La mostra

In questo quadro di crescita ed evoluzione, la mostra HERITAGE rappresenta un viaggio tra le collezioni del Museo, che apre i suoi depositi attraverso una selezione di opere di grande interesse e valore, molte delle quali acquisite o restaurate di recente, oppure poco note al grande pubblico.

1_ Museo del TessutoL’evento – realizzato con il contributo fondamentale della Regione Toscana (Progetto Prato) – sarà ospitato nella Sala dei tessuti antichi, la Schatzkammer (camera del tesoro) del Museo, 400 metri quadri interamente riallestiti per l’occasione.

Nel percorso espositivo, che dal XVI secolo giunge fino agli anni Sessanta del Novecento, tessuti ed abiti dialogano continuamente, sottolineando le reciproche interconnessioni ed invitando il visitatore a leggere il tessuto in funzione del suo utilizzo finale (abbigliamento o arredamento) ed ogni prodotto finito in relazione al materiale tessile in cui è realizzato.

Accanto a tessuti, abiti ed accessori, una selezione di libri campionario, figurini e giornali antichi di moda, bozzetti originali per abiti e rare edizioni.

Nella prima teca, spiccano per importanza tre “vesti per sotto” del Cinquecento, esempi rarissimi di intimo dell’epoca per uomo, donna e bambino, che fanno parte di un corredo prodotto per l’aristocrazia, giunto miracolosamente fino a noi.

Nella seconda teca si può apprezzare l’evoluzione degli stili e dei motivi decorativi nei tessuti del Sei e Settecento, con preziosi esemplari in stile “bizarre” che rappresentano l’influsso delle arti e della cultura orientali.

Nella terza teca si segnala una livrea in lana da uomo ed un gilet ricamato in seta del XVIII secolo, oltre ad uno straordinario e rarissimo esemplare di partitura tessuta della Marsigliese, realizzata in seta al telaio Jaquard a Lione nel XIX secolo e dotata di una densità di fili di ordito a centimetro impressionante (oltre cento).

4_Museo del Tessuto

Ernest Henry Michahelles, in arte Thayaht, è l’autore di una serie di bozzetti di moda frutto della collaborazione con uno dei più prestigiosi atelier parigini degli anni Venti, quello di Madeleine Vionnet. Approdato a Parigi 1919 inizia la sua attività come grafico della maison creandone il logo e avviando una proficua collaborazione che si protrae per un quinquennio. Nel 1920 presenta sul quotidiano “La Nazione” il capo per il quale è maggiormente conosciuto “la tuta” per poi proseguire con Vionnet nel suo percorso creativo concentrato sulla moda. Thayaht trova nella maison parigina il luogo ideale per declinare i suoi progetti che si estendono a tutti gli ambiti del design. Durante il quinquennio presso l’atelier di Vionnet crea modelli unici che connotano in modo inconfondibile lo stile della couturier. Pubblicati su “La Gazette du Bon Ton” i bozzetti di Thayaht rappresentano una sintesi unica delle molteplici influenze culturali che confluiscono nella capitale francese negli anni Venti: dalle evocazioni esotiche dei balletti russi al cubismo e alle rivisitazioni dello stile classico, componenti proprie del cosiddetto “Stile 1925” o Déco. Dono Amici del Museo del Tessuto, inv. n. B 05.05.01

La quarta teca è dedicata agli abiti di corte, con una veste realizzata per la corte borbonica – testimoniata anche da altri esemplari tra i quali uno conservato al Metropolitan Museum di New York – ed una uniforme della guardia marinara dei Cavalieri di Santo Stefano, entrambe del XIX secolo.

Nella quinta teca spiccano i preziosi scialli Cashmere, realizzati in lana cashmere nell’omonima regione dell’India e ampiamente importati nell’Europa del XIX secolo, presenti in mostra sia nella versione originale, che in un pregevole riadattamento come veste da passeggio (visite). Oltre ad essi uno spettacolare tessuto in stile art nouveau progettato dal celebre Silver Studio in Inghilterra alla fine del XIX secolo.

Gli anni ’10 e ’20 del Novecento occupano la sesta teca, con splendidi tessuti stampati progettati dall’artista francese Raoul Dufy, una straordinaria cappa in velluto di cotone stampato con motivi di ispirazione medievale, opera della celebre artista/disegnatrice di abiti e tessuti Maria Gallenga, oltre ad un abito da sera in seta acquistato nei celebri grandi magazzini di Parigi.

L’ultima grande teca, la settima, ospita cinque straordinari abiti femminili sartoriali del Novecento – emblematici dell’ampliamento di interessi del Museo verso il tema della moda – che raccontano per episodi l’evoluzione dello stile e dell’eleganza, scandendo quasi al decennio sessanta anni di cambiamenti sociali e di gusto.

 

Audioguide

La mostra ed il percorso permanente del Museo saranno per la prima volta accompagnati da un servizio di audioguide in italiano e in prospettiva anche in inglese, grazie alla collaborazione con il raggruppamento temporaneo Chora/Coopculture che gestisce in appalto i servizi di biglietteria del Museo.

Le voci narranti accompagneranno i visitatori alla scoperta delle incredibili vicende che stanno dietro alle opere in mostra, raccontando le “storie di tessuti e di moda” che fanno parte integrante della mostra.

 

 

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