Tra la religione e la fede: il nostro Rubicone


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di Stefano Giorgi –  Il 10 gennaio del 49 a.c., Giulio Cesare, reduce dalle trionfali campagne nelle Gallie, si trovò con le sue legioni in quella che oggi è la terra della Romagna, nei pressi dell’odierna Bellaria. Quì, un piccolo fiume delimitava la provincia del nord  con la regione che strettamente apparteneva alla giurisdizione di Roma.

Alba-OtrantoCesare non poteva varcare con il suo esercito quel confine con i suoi uomini senza il permesso del Senato di Roma. Questo, consapevole della popolarità e il carisma che Cesare aveva acquisito con le sue vittorie, lo intimò di arrivare a Roma, per evitare che la sua popolarità, riducesse il potere ed il prestigio di Pompeo e della classe dirigente politica e finanziaria romana. Si trovò nella sua vita ad un bivio: assoggettarsi ai potenti politici romani di allora o disobbedendo ai loro diktat, dando inizio alla guerra civile, romani contro romani. Forte delle sue geniali e straordinarie qualità e il suo carisma di impareggiabile condottiero, amato e idolatrato dai suoi legionari compagni di mille battaglie e trionfi, scelse la seconda. Sappiamo come la Storia proseguì e quell’atto gli diede fama e meriti immortali, che neppure un vile attentato alla sua vita, orchestrato da alcuni traditori, ha potuto scalfire.

Ora il mondo religioso e in particolare quello cattolico della Santa Romana Chiesa, si trova più o meno nella stessa situazione delle legioni di Cesare: passare il Rubicone della Religione, dando vita ad uno scontro tra chi non vuole mollare un potere economico e politico che da circa 17 secoli influenza le scelte di mezza umanità a colpi di dottrina, leggi, statuti, dogmi, scomuniche e divieti, o guadare il fiume, entrando in un periodo storico dove non si può calcolare come andrà a finire l’esito dello scontro. Certo le legioni della solidarietà, della condivisione, del mutuo soccorso, della non violenza come risposta alla violenza, si stanno ogni giorno ingrossando sempre più, e premono per varcare quel confine imposto dal potere temporale della Chiesa. Molti sono perplessi e dubbiosi di fare questo passo, perché non hanno il coraggio e temono un futuro che, a differenza di quello costruito nell’alveo religioso, non si può programmare. Abituati a sapere che 3×4 fa 12 e 2×2 sicuramente fa 4, non vogliono addentrarsi in un mondo dove solo lo Spirito divino può essere il loro Cesare, senza altri intermediari, senza approdi programmabili.

Allora assistiamo a una infinita legione di teologi dotti e sapienti, di personaggi “vorrei-ma-non-posso” che criticano, si rendono conto dell’inadeguatezza degli uomini al potere davanti ai problemi della storia e tentano di mediare fino alla fine, sognando, immaginando, sperando che il Potere si dia la zappa sui piedi, riformando sé stesso., che Pompeo consegni Roma a Cesare. Impossibile e sciocco da supporre, in primo luogo da parte di chi ha una forza intellettuale e spirituale che non può e non dovrebbe disilludere miliardi di coscienze che rappresentano il nuovo che avanza. Dovrebbero costoro dimostrare di saper fiutare l’aria che tira e mettersi al servizio di questo improrogabile desiderio di un nuovo umanesimo che c’è nell’aria e nelle coscienze.

Chi ha fede nei piani dello Spirito divino, non tema questo passaggio. Anche il Dalai Lama dopo i drammatici eventi dello scorso anno a Parigi, si è chiesto se non è il caso di considerare superata l’esperienza millenaria delle Religioni e dare vita ad una fede basata sul servizio e la condivisione che nasce dal cuore delle persone, non più dalle istituzioni. Questo è quello che mi auguro, contribuendo con il mio personale piccolo grande contributo a dare voce a queste tesi, sicuro che molti le osteggeranno, come è normale aspettarsi. Spero altresì di risvegliare nelle coscienze di altri il desiderio di contribuire a questo desiderio di un mondo basato su regole d’amore. Ciascuno, alla fine, risponde solo alla propria coscienza.

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