Tutti pazzi per la Viazzina


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Giornalista professionista, attrice teatrale, scrittrice. Instancabile nelle pubbliche relazioni, dirige un suo “Atelier della comunicazione”. E’ riservista nelle Forze Armate con il grado di tenente, sempre pronta a gestire un ufficio stampa nelle missioni militari (“la paura più forte? Uccidere, più che morire”). Che vitalità. La critica più precisa le venne da Maurizio Costanzo, che ammonì: “Fai troppe cose”, borbottando comunque che era brava in tutte. Non basta. Carla Viazzi ha aperto da poco un suo blog tutto umorismo e leggerezza, “LaViazzina.it“, uno spazio gentilmente enciclopedico (“agile, aperto, modulare”) dove trovi appunti di viaggio, rubriche varie, ironiche annotazioni domestiche, frivolezze femminili e interviste serie con i vip dello spettacolo.

Come devo chiamarla? Dottoressa? Tenente? Non risponde, ma il sorriso lucente accende una figura di biondina attraente e fresca. Incalzo: posso dire bella? Apprezza e scherza: “Bella no, Belen è bella. Se la bellezza è soggettiva, diciamo che sono un bel soggetto!”

Carla ha un cognome impegnativo, perché Viazzi è un po’ la famiglia dei Cesari. Cesare il bisnonno pittore, grande maestro simbolista e verista di fine Ottocento, in una splendida Genova borghese e patrizia. Cesare era il papà giornalista – telecronista Rai, inviato speciale, poi direttore di sede – testimone di almeno sessanta anni di storia. Per questo padre, che ha davvero fatto scuola – insegnando tra l’altro giornalismo all’Università – Carla ha un rispetto tutto speciale. Anzi, un vero culto: “Uomo autorevole, che sapeva imporsi. Esemplare per onestà e correttezza”. Non mancano in famiglia altre figure di spicco: dalla madre Paola, donna colta e ottima attrice radiofonica, alla cugina Marina, apprezzata illustratrice di libri.

Papà Cesare, sconsigliandole il mestiere di attrice classica, aveva colto piuttosto una netta attitudine al teatro brillante: ed ecco le tournée sui testi di Achille Campanile e De Filippo, dove subito padroneggia i tempi e le dinamiche dell’umorismo. Sul palco è spigliata, e impara l’interazione con il pubblico grazie a un innato senso della scena. “Lì ho vissuto le emozioni più belle, perché ad ogni replica non sai mai cosa succede”. Ma poi il percorso della “Viazzina” – tenero nomignolo coniato dalla troupe – punta dritto su giornalismo e mass media: autrice e conduttrice radiofonica per Radio Rai (“Signori, lo spettacolo è servito”), conduttrice e giornalista al TG di TeleGenova, collaboratrice al Corriere Mercantile, direttrice della patinata rivista aeroportuale InFly, inviata della Vita in Diretta per la cronaca nera su Rai Due con la conduzione di Michele Cucuzza. Troverà anche il tempo di scrivere un libro, “Amoreee non c’è campo…” sulle comunicazioni ora sentimentali ora nevrotiche ai tempi della chat (sms, email). E’ tutto? Macché: “troppe cose”, aveva detto Costanzo. E infatti eccola per tre anni a Mediaset, dove lavora sui contenuti di Buona Domenica, interviene nelle scelte del casting e scrive perfino i testi per le interviste di Paola Perego.

Ma. in tutto questo andirivieni, che cosa avviene dietro le quinte e nei corridoi? Droga? Molestie? Almeno un episodio un po’ scabroso, per favore, magari un paio di nomi… Risposta secca: “Niente di niente. Avranno capito che non ero il tipo”.

Nel frattempo si è sposata, oggi ha un bel bimbo di nome Achille. Ma, ancora una volta, regge il ritmo sublimando il suo ruolo nella rubrica fissa di “Mamma (A)normale” del settimanale InFamiglia, un ironico diario di caos domestico, problemi infantili, rapporti genitoriali e altri simpatici guazzabugli. Poi ci sono Di Tutto e Così Cronaca, altre due riviste del gruppo: e anche lì è presente con inchieste e interviste. Eccetera eccetera, in un brioso miscuglio che non esclude personaggi pittoreschi, dal serial killer alla pornostar, fino agli eroici naufraghi dell’ Isola dei Famosi: “Una bella botta di gossip” ammette l’impavida Viazzina. E ora, questa inedita avventura di un blog tutto suo. Troppe cose? Ma no, intraprendenza e idee non sono mai troppe.

 

Gian Luca Caffarena



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