Emilio Isgrò: i 35 libri dei Promessi Sposi “cancellati”


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Parte dalla sua collezione d’arte moderna e contemporanea costituita dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta nell’arco di sessant’anni, attraverso acquisizioni, donazioni e lasciti, il nuovo progetto del Castello Gamba – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della Regione – che la Soprintendenza per i beni e le attività culturali lancia per il 2019 con la collaborazione di Casa Testori, stimato hub culturale da dieci anni impegnato in particolar modo nella valorizzazione dell’arte moderna e contemporanea. Casa Testori ha curato un piano di studio e valorizzazione della collezione del Museo, che daranno vita a studi scientifici, approfondimenti, focus, ed esposizioni.

Ai due nuclei principali della collezione del Museo, le opere otto/novecentesche dedicate al paesaggio alpino e le opere di grandi maestri italiani del Novecento, si affianca un gruppo di opere di artisti contemporanei. Il lavoro di ricerca ha portato all’individuazione di un primo nucleo di opere meritorie di essere al centro di altrettanti focus di ricerca, al fine di fornire il materiale scientifico per tali azioni.
L’avvio è un nuovo capitolo di Détails, rassegna con cui il Castello Gamba valorizza il proprio patrimonio, ponendo l’attenzione su uno degli autori presenti in collezione e ha come obiettivo l’inclusione museale e una strutturata proposta didattica per favorire una conoscenza diffusa dell’arte moderna e contemporanea in Valle d’Aosta, di cui il Castello Gamba – parte integrante del circuito dei castelli della Regione – è il naturale interprete e titolato protagonista.

LA MOSTRA

Emilio Isgrò: i 35 libri dei Promessi Sposi cancellati” | 6 aprile – 16 giugno 2019)
Dopo Federico Ashton, Federico Pastoris, Leonardo Roda e Francesco Tabusso, la rassegna Détails approda per la prima volta al contemporaneo. Il primo appuntamento di questo nuovo progetto nasce da una delle opere più significative custodite nel Museo: “Quel che è scritto” (1991) di Emilio Isgrò, tra i più importanti artisti concettuali italiani da cui prende vita la mostra “Emilio Isgrò: i 35 libri dei Promessi Sposi cancellati” in programma dal 6 aprile al 16 giugno 2019. L’esposizione mette in relazione l’opera della collezione – di difficile interpretazione per il grande pubblico – e quella più monumentale di Emilio Isgrò: I Promessi Sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati (2016), 35 libri dedicati dall’artista alle pagine più celebri de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni aperti su pagine emblematiche. La mostra vuole raccontare la poeticità e la profondità del processo creativo delle due opere, attraverso un percorso di avvicinamento e comprensione capace di coinvolgere il pubblico e, in particolare, le scuole, per meglio conoscere e apprezzare il profondo significato.
I 35 volumi de I Promessi Sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati sono la ristampa anastatica della prima edizione del romanzo nella sua versione definitiva (la cosiddetta Quarantana), edizione che Manzoni aveva fatto illustrare da Alessandro Gonin. Emilio Isgrò, artista siciliano, trapiantato a Milano, è intervenuto sulle 35 pagine con un’operazione a lui consueta: ha cancellato quasi tutto il testo con inchiostro nero o tempera bianca, facendo sopravvivere solo alcune parole chiave. Quello che sembrerebbe oltraggio è in realtà un atto d’amore.

Esemplificativa della poetica di Isgrò e delle sue celebri cancellature, l’opera dà una chiave d’accesso al romanzo manzoniano e apre una relazione con l’opera dell’artista conservata nel Museo. L’intervento di Isgrò ci fa precipitare nel cuore del testo e ci fa capire la grandezza della scrittura manzoniana. «Cancellandola – spiega Isgrò – mi sono accorto di come la scrittura manzoniana sia quanto di più potente e sorgivo abbia offerto la nostra letteratura dopo Dante. Giacché in Manzoni anche la cultura si fa natura». La cancellatura come atto d’amore. Come azione distruttiva che in realtà costruisce. È così che, quando il silenzio si fa necessario, nulla si può dire, o aggiungere di nuovo, rimangono solo le virgole, a segnare il passaggio del tempo e a confermarci che, in realtà, qualcosa di indescrivibile sta accadendo. Più spesso si salvano poche parole sufficienti a evocare l’intero capitolo, come la conversione dell’Innominato: “dio, Io, Dio”. Talvolta l’intervento è più pittorico: è così che compaiono le due anime della Monaca di Monza, contemporaneamente bianca e nera. Emilio Isgrò all’arte è arrivato attraverso la parola: la comprensione dell’opera della collezione del Castello Gamba nascerà proprio da qui.



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