Sardegna. La prima donna fanalista d’Italia fu la guardiana del Faro San Marco


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Su un promontorio nella parte meridionale della penisola del Sinis che chiude a nord il Golfo di Oristano,  in una zona di eccezionale interesse naturalistico e archeologico,  è situato il Faro di Capo San Marco, costruito nel 1924.  E’ un edificio di due piani di colore bianco, sul quale poggia la particolare torre di forma cilindrica  alta 15 metri, su basamento quadrangolare che sorregge la lanterna, posta complessivamente a 57 metri sul livello del mare. La portata del faro è di 18 miglia emette 2 lampi di 0,2s intervallati da una eclisse di 2s e una di 7,6s per un periodo totale di 10 secondi. Il faro domina le sottostanti rovine della città fenicia di Tharros e segnala anche la presenza dello scoglio il Catalano.   Oggi il Faro di capo San Marco è abitato dal figlio della signora Elisabetta Deriu, la prima donna fanalista d’Italia.  Lo diventò dopo che nel 1967, rimase vedova con 4 figli da crescere e pochi mezzi. Decise così di prendere il posto del marito e nel 1969 frequentò un corso a La Spezia per imparare le tecniche e la manutenzione dei segnalamenti marittimi. Fu destinata al Faro di Capo San Marco e insieme ad altri due faristi, si occupò della vita della lanterna.  Elisabetta però non era nuova alla vita in un faro, infatti suo marito era fanalista, e proprio al faro di Sant’Elia, a Cagliari, nacque il loro figlio Vincenzo, attuale farista di Capo S. Marco.  Oggi Elisabetta vive a Cabras ma ha una grande nostalgia del faro in cui ha lasciato la testimonianza del sua permanenza ornando le pareti con tele anche alte 3 metri lavorate al filè e a mezzo punto croce.



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