QUERIOT E CIVITA, il paese delle meraviglie, da indossare


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charmsC’era una volta un paesino, non troppo lontano, non troppo vicino. Una cittadina incantata e serena, fatta di cupole e piazzette dove la gente parla e ride, dove le storie scorrono e gli affetti si intrecciano. In questa cittadina esiste una moneta, dalla forma tonda e la superficie liscia, una moneta preziosa perché può pagare in riconoscenza e amore. Una moneta in argento decorata ogni volta con un messaggio perfetto per il destinatario. E’ il mondo immaginifico e onirico di Civita, la linea di gioielli di Queriot nata dall’estro di un uomo di marketing. Persona curiosa e interessante, di quelle con le quali parleresti delle ore. L’uomo che per dieci anni ha diretto un marchio prestigioso del Made in Italy e che oggi si è gettato in una nuova avventura con la determinazione di un ragazzo e il sogno di un bambino.

 

Francesco Minoli è l’uomo che voluto una azienda nuova nel campo del bijoux di lusso, un uomo concreto che nel proprio percorso ha imparato anche come nasce un prodotto, lo ha imparato anche nei dieci anni in cui è stato CEO di Pomellato, una avventura fantastica che lo ha segnato e che ci lo ha raccontato in una intervista.

Come tutte le storie che si rispettino abbiamo iniziato a chiedere della nascita del brand Queriot che, a dispetto del nome è un marchio orgogliosamente italiano: “Ma lei può pronunciarlo come vuole, all’inglese, alla francese, all’italiana come desidera, anche il nostro nome prende l’identità di chi lo pronuncia. Ma soprattutto contiene una R che rende il nome fortunato.  Siamo molto flessibili su questo, così come lo è il concept dei nostri gioielli, componibili per definizione. I nostri bracciali vengono costruiti dal cliente con numerosi elementi e la loro bellezza è che non solo possono crescere di elementi e messaggi ma possono moltiplicarsi, aumentare e poi dividersi, ad esempio quello di una mamma può passare poi alle figlie. Insomma i nostri gioielli non sono immutabili ma rispondono ad un senso di dinamismo molto attuale”.

Come nasce l’idea della moneta? “Da un percorso personale che mi ha visto occuparmi di marketing ma diventare curioso del processo creativo. Quando sono uscito da Pomellato avevo sviluppato nella testa delle idee e compreso meglio cosa vogliono le persone. La crisi che stiamo attraversando ha trasformato il mercato e la gente è ancora disposta a spendere ma vuole possedere qualcosa che non abbia valore solo in quanto ‘marchio’ bensì desidera acquistare qualcosa che abbia un valore in sé. Nel consumatore si è sviluppato un giudizio morale su ciò che compra. Vuole solidità. La lezione che ho imparato è che qualsiasi cosa indossiamo e i gioielli in particolare, devono ‘comunicare’. Se sono semplici esercizi di stile rimangono freddi. La moneta simboleggia un valore e su questo valore abbiamo voluto sperimentare la possibilità di scrivere dei messaggi, non solo con classiche incisioni ma con il coraggioso esperimento del colore e dello smalto. Il mercato ci ha dato ragione”.

Il vostro è quindi un gioiello che evolve, cresce, si modifica… “Si, può nascere semplice e poi arricchirsi, come la vita, come le storie, come le identità. La componibilità è un tratto vincente della nostra linea perché in questo modo ogni donna indossa un oggetto unico, che è solo suo. E questa unicità non interessa solo le monete o i charm che riproducono i simboli delle più belle piazze italiane ma anche il bracciale stesso che può essere rigido o morbido e poi arricchito da elementi diversi, girelle, nodini, riccioli di burro golosi, nodi, palline tibetane e poi sassi e chicchi di caffè da mettere in fila o alternare, per poi scegliere tra argento lucido o sabbiato, oro giallo e rosa. Da toccare e accarezzare, elementi che danno anche una emozione tattile con cui giocherellare. I clienti adorao anche le campanelle di ogni foggia e i sonagli allegri. E poi le monete con i messaggi con una finitura satinata che evoca la sensualità e la femminilità, impreziosite dalla contro maglia di oro rosa che dà un tono prezioso”.

Come è nata l’idea? “dallo studio dei social network. La gente comunica con brevi messaggi, i giovani ancora di più. Ho navigato a lungo su Facebook, Instagram, ho visto quanto è immediata la comunicazione, stringata, nel 140 caratteri di un tweet, non ho fatto altro che portare questo concetto sui nostri gioielli. Ho solo inventato una comunicazione da indossare, la moneta è un valore e le parole valgono, oggi più che mai. E’ un gioiello trans generazionale, è moderno ma ricorda anche i bracciali con tante monete appese degli anni 50”.

Il senso di Minoli per la Rete, potremmo dire… “anagraficamente non sono un nativo digitale, ma la Rete mi ha incuriosito da sempre e ho fatto un viaggio per comprendere questo mondo parallelo dove ho costruito la mia Civita. Fatta la città sono arrivati gli abitanti che hanno partecipato alla conversazione innescata da alcuni pensieri personali. La gente mi ha risposto..”

Uno dei vostri punti di forza è la comunicazione e l’engagement con i clienti, con i quali avete un dialogo spontaneo e coinvolgente: “mi fa piacere che lo abbia notato. Volevamo un rapporto alla pari, non la comunicazione verticale appannaggio delle grandi aziende. I nostri clienti sono il motivo per cui creiamo e ci alziamo ogni mattina. Ci danno idee, spunti, ci stimolano a fare di più e meglio. Sono le persone le vere protagoniste del nostro lavoro, che poi indossino un nostro gioiello è la ciliegina sulla torta”.

Come vede Queriot tra 5 anni? “ho il sogno di guidare una azienda piena di giovani e il nuovo jobs act mi permette di dare non solo un lavoro a delle persone ma anche una sicurezza. Vorrei che Queriot fosse un seme nel terreno e io sarò lì a concimarlo e innaffiarlo per farlo crescere forte e perché no, una delle prossime monete potrebbe essere proprio una piantina che cresce, come noi.”

Johann Rossi Mason



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