47 anni fa ci lasciava il “Principe” della risata: Totò


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È morta l’ultima delle grandi maschere della commedia dell’arte”.  Così esordiva Nino Manfredi poco dopo aver appreso la triste notizia della dipartita del grande “principe della Risata”: Totò. Al secolo Antonio De Curtis, napoletano, considerato l’attore comico italiano più grande di tutti i tempi, lasciava la vita terrena esattamente il 15 aprile di 47 anni fa, nel 1967.
97 film interpretati, diretti dai migliori registi del nostro cinema: Steno, Corbucci, Risi, Pasolini, Mastrocinque, Lattuada, De Sica e una solidale amicizia con i colleghi, anch’essi straordinari, Edoardo De Filippo e Aldo Fabrizi. Alcuni titoli non hanno bisogno di commenti: I Tartassati, Toto’, Peppino e la… malafemmina, La banda degli onesti, I due Marescialli, l’Oro di Napoli, Operazione San Gennaro, Toto’ truffa 62, I soliti ignoti… e chi più ne ha più ne metta. Vere e proprio “perle”, non solo di simpatia ma anche di bravura, perché donare gioia e allegria, come solo lui sapeva fare, è sempre più difficile che far piangere.
La commedia si sa, è un genere piuttosto complesso e di non facile attuazione, ma il “Principe”, che nella vita e da bambino aveva anche parecchio sofferto, era in grado, più di chiunque altro, di trasmettere quella sana ironia, con una recitazione e una mimica senza pari. Che uomo e che ricordi. Quelle sue movenze, quella gestualità che ancora oggi è ricordata con nostalgia da almeno tre generazioni. Tante le sue battute divenute nel tempo dei veri e propri tormentoni, come il tanto sfruttato “E io pago, E io pago!”, celebre frase tratta dal film “47 morto che parla”. Molte le scene rimaste indelebili nella mente di tutti; l’indimenticabile vendita della Fontana di Trevi e il laboratorio sotterraneo per la contraffazione delle banconote. Da “guappo” napoletano a vero Principe (e non solo della risata), Conte Palatino, Nobile, trattamento di Altezza Imperiale, titoli da lui rivendicati, a cui teneva tantissimo e che gli sono stati concessi alla fine degli anni quaranta dal tribunale di Napoli. « Tengo molto al mio titolo nobiliare perché è una cosa che appartiene soltanto a me… A pensarci bene il mio vero titolo nobiliare è Totò. Con l’altezza Imperiale non ci ho fatto nemmeno un uovo al tegamino. Mentre con Totò ci mangio dall’età di vent’anni. Mi spiego?»
Non solo grande schermo ma anche tanto teatro (soprattutto nel ventennio tra i Venti e i Trenta), televisione, varietà e sceneggiature cinematografiche. Insomma, un uomo poliedrico, attivissimo in campo professionale ma, da non dimenticare, di enorme magnanimità anche sotto il profilo della beneficienza. Infiniti i ricordi nei confronti di questo grandioso napoletano che ci ha fatto rallegrare, sognare e dimenticare, con le sue fantastiche interpretazioni, i delicati momenti del dopoguerra e l’epoca della ricostruzione.
C’è una sua frase in particolare che è rimasta nella storia, parte integrante della sua innata voglia di vivere e che è letteralmente impensabile non strappi nuovamente, dal nostro volto, un nostalgico sorriso: “ ma mi faccia il piacere!”.

Mirko Crocoli



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