La Pietà di Sant’Agostino torna a casa


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Pietà_di_Gallese‘La Pietà con San Giovanni, la Maddalena e un vescovo’, la cosiddetta Pietà di Sant’Agostino, torna a casa. L’affresco databile intorno al 1520, verrà riconsegnato alla Chiesa di Sant’Agostino a Gallese, nel viterbese, a 50 anni dallo ‘strappo’ che lo ha separato dalla sua collocazione originaria, nella sacrestia. Domani infatti l’opera, restaurata dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, dopo anni di abbandono, sarà presentata a Gallese nel corso di una cerimonia che si svolgerà alle 17.

L’opera faceva parte di un ciclo di affreschi che arricchiva la sacrestia raffiguranti la vita di Cristo e santi, giunti a noi in stato frammentario, attribuibili alla scuola di Antonio del Massaro detto il Pastura (pittore viterbese attivo nella seconda metà del Quattrocento e nei primi anni del secolo successivo) e datati al 1520. Lo ‘strappo’ fisico dalla parete avviene nel 1964, ad opera di un privato e senza le dovute autorizzazioni previste dalla legge di tutela dei Beni culturali.

Ma l’esito dell’operazione non è positivo e solo uno strato parziale del dipinto viene asportato; la stessa immagine, ma meno definita e meno satura di colore, resta ‘ancorata’ alla parete. Si valuta quindi opportuno di ripetere il procedimento strappando un secondo strato. Il passaggio di proprietà e la rimozione della parete non preventivamente autorizzate non sfuggono al controllo delle autorità competenti e della Soprintendenza e nel 1965 viene disposto il sequestro giudiziario dell’opera, poi affidata temporaneamente all’Istituto.

In un primo restauro presso l’Istituto e risalente a questi anni, vengono rimosse le integrazioni pittoriche inappropriate che avevano tentato di risanare i guasti prodotti dal primo strappo. L’intervento è stato condotto secondo la consolidata metodologia dell’Istituto, dopo approfondite analisi e accurata documentazione. Le operazioni principali hanno riguardato, oltre al consolidamento e alla pulitura, un intervento strutturale, ovvero la sostituzione dei vecchi supporti (lacerati e deformati) e l’applicazione di una nuova foderatura. Entrambi gli strappi sono stati montati su pannelli in nido d’ape d’alluminio.

Il caso particolare di due strati ‘generati’ dallo stesso dipinto ha posto un dilemma metodologico. Sarebbe stata accettabile una reintegrazione tradizionale quando le lacune della superficie pittorica del primo strappo corrispondono ai frammenti presenti sul secondo? L’unica scelta che si è ritenuta corretta è stata quella dell’abbassamento di tono delle abrasioni e del trattamento a neutro delle lacune. I due strappi (che ovviamente non sarà possibile più ricomporre) saranno esposti all’interno della chiesa di Sant’Agostino di Gallese.

 

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