Viaggio a puntate tra i Grandi Giardini della Sicilia /2


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Il Giardino di Casa Pennisi ad Acireale, Catania,  è uno dei pochi giardini antichi che hanno resistito agli assalti della speculazione edilizia. E’ situato nel cuore di Acireale, dove è stato impiantato alla fine dell’ottocento, a fare da sfondo e da cornice al prestigioso Grand Hotel des Bains: struttura costruita dall’architetto fiorentino Mariano Falcini per ospitare, in un contesto di armoniosa bellezza, i clienti delle contemporanee Terme di Santa Venera, ma presso cui sostarono anche i Reali d’Italia e Wagner. L’incarico di disegnare il giardino fu affidato allo stesso architetto il quale volle imprimergli un impianto classico, con percorsi delimitati da alte siepi di bosso e grandi aiuole, ma volle pure inserirvi le piante di origine tropicale che ancora vi si possono ammirare; senza trascurare tuttavia essenze tipicamente mediterranee, che creassero, insieme alle prime, un insieme particolarmente attraente e pieno di fascino. Così, vengono incontro al visitatore palme centenarie (Washingtonia, Chamaerops, Poenix, ) o gigantesche Yucca, Strelitzia, Guaiabo, Cycas, Jacaranda, Chorysia, circondate da più familiari noce, pino marittimo, gelso.

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Punto focale del giardino è un magnifico gazebo in ferro battuto con la sua griglia dall’elegante disegno su cui si arrampica un glicine, e il pavimento in acciottolato disposto in forme geometriche, circondato da agapanthus azzurri, da cespugli di rose, da gerani Macrantha o da colorate Dimorfoteca.

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Più in là una vasca rotonda esibisce un’antica fontana in terracotta raffigurante due fanciulli che giocano, ed ospita ninfee, papiri, fiori di loto, mentre è circondata da capelvenere e da gruppi di felci rustiche. Ci si imbatte poco più avanti nella spettacolare scultura di un imponente gruppo di Phoenix reclinata con lo stupefacente disegno dei suoi lunghi e flessibili tronchi che si allungano e si torcono spandendosi in arditi ghirigori. Mentre più in là, ricoperti di ibiscus e circondati da siepi di bosso, i minuscoli locali in cui venivano ospitati animali selvatici, mentre una antica voliera si materializza poco dopo l’ingresso con la sua forma a pagoda; proseguendo, poi, lungo lo stretto sentiero che si snoda dalla scalinata di marmo da cui si accede al giardino, si incontra una seconda vasca, delimitata da una bellissima ringhiera in ferro battuto. Al margine del giardino una piccola chiesa secentesca dal magnifico altare marmoreo amplia le cornice accoglie le manifestazioni culturali che vi hanno spesso luogo. Nel palazzo ottocentesco, infine, abitato dalla famiglia dei proprietari, un grande appartamento elegantemente arredato, offre possibilità di alloggio o di esclusivi ricevimenti.
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118_1-15_3-giardino_di_villa_trinita3_ph-valeriodurso_archiviograndigiardiniitalianiIl Giardino di Villa Trinità a Mascalucia, Catania, alle  pendici dell’Etna sorge in un luogo dalle interessanti stratificazioni che vanno molto indietro nel tempo: resti di una civiltà ellenistica, poi imperiale romana, affiorano dal terreno diventando colore e materia.
Nel lontano 1382 la lava ha ricoperto tutto, custodendo sotto la sua mole molti tesori del passato, che in parte sono riaffiorati grazie al dissodamento dalla pietra voluta nelle ultime generazioni per piantare le viti.

Oggi Salvatore Bonajuto, proprietario della Trinità, agronomo, paesaggista ha voluto creare un giardino di circa 3 ettari rispettando i numerosi segni del passato ancora evidenti. I camminamenti di pietra detti “rasule” i canali di irrigazione detti “saje” e, la roccia lavica naturalmente, che fa da protagonista in tutto il parco.
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L’irrigazione a saje, affascina moltissimo i visitatori ed invita al gioco i più piccini, traccia un percorso, che caratterizza fortemente il paesaggio e, con lo scorrere dell’acqua fa da voce narrante durante la visita del giardino.

118_1-15_4-giardino_di_villa_trinita4_ph-valeriodurso_archiviograndigiardiniitalianiUn agrumeto ancora irrigato con questo metodo tradizionale ed un vigneto di antiche varietà locali fanno da cornice ad una collezione botanica di piante provenienti da molti paesi tropicali, giardino nel giardino dunque; poiché in Sicilia “giardino” e l’agrumeto e “villa” è il giardino ornamentale.

Passeggiando per il parco, sempre sorpresi da nuove visuali, si possono ammirare una vasta collezione di palmizi, di succulente, iris, di arbusti esotici da frutto, una nascente collezione di agrumi non può certo mancare, come ampio spazio è stato dedicato alla macchia mediterranea, dove troneggia senza eguali per la sua maestosità l’antico bagolaro anche conosciuto come “spaccasassi”.

Tra le aree degne di interesse naturalistico una sacca di terreno con la roverella che cresce spontanea, un tempo lontano, colonizzatrice del “bosco etneo”, oggi scomparso, ed un’emergenza rocciosa, vasca naturale di lava, dove si raccoglie l’acqua piovana importante abbeveratoio delle gru in migrazione verso sud.

Al n. 399 di Viale Regione Siciliana a Palermo, troviamo un altro meraviglioso gioiello siciliano, si tratta di Villa Tasca.  Nel 1855, Lucio Mastrogiovanni Tasca decise di trasformare il parterre formale nel “Giardino irregolare”, un giardino all’inglese nel suo derivato “Gardenesque”.

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225_1-15_10-terza_fotoGrazie al clima mite, piante esotiche subtropicali e tropicali avevano la possibilità di crescere meglio a Palermo che in qualsiasi altro posto in Europa. In questa sezione del giardino figurano alcuni degli esemplari fra i più grandi della città di Cycas revoluta, un pino di Norfolk mozzafiato, e un buon numero di specie diverse di palme. Mentre i viali interni sono a forma libera, si leggono ancora accenni delle antecedenti geometrie regolari nelle quattro fontane circolari, nelle cancellate e nel lungo viale d’ingresso.

Nel 1870, iniziarono i lavori su una nuova espansione del giardino. Questa sezione trova la sua ispirazione nello stile paesistico – romantico inglese, ed è composta da tre aree: Il Lago dei Cigni, la Collinetta artificiale e il Giardino d’Acclimatazione. Cambiamenti di quota, sculture e folly (riproduzioni in miniature di vere o immaginarie rovine classiche) evocano nel visitatore i sentimenti del Sublime.

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Il Lago dei Cigni è circondato da una foresta lussureggiante di bambù verde e nero e palme da sottobosco. Il tentacolare Ficus macrophylla f. columnaris domina metà del lago. Sulla sponda accanto, il tempietto monoptero dedicato a Ceres, la dea romana dell’agricoltura, si erge sopra una montagnola con grotte artificiali. Seguendo i viali, si incontra la Collinetta, con il suo ponte e gazebo in ghisa. Alle sue spalle, inizia il Giardino d’Acclimatazione con un’area dedicata alle piante succulente e alle xerofite dove, intorno un esemplare di Dracaena draco, crescono alcune specie dei generi Yucca, Opuntia, Aloe, Agave e Nolina. Infine, poco oltre, presiede un signorile e austero bosco di Araucaria columnaris e il monumento dedicato al grande patriarca della famiglia, Lucio Mastrogiovanni Tasca.

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Tutti questi meravigliosi giardini fanno parte del circuito Grandi Giardini Italiani

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