Per mantenere il cervello giovane ci vuole la dieta ‘pescetariana’


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pesce1Una dieta non vegana ma ‘pescetariana’, alcuni ‘jolly’ promossi dalla ricerca – dal caffè all’olio di cocco – ma anche puzzle, giochi elettronici e i classici libri a volontà, per non parlare dell’amore di una famiglia. La scienza traccia la via da seguire per provare a rallentare le lancette dell’orologio biologico e mantenere il cervello giovane e sano il più a lungo possibile. Dai laboratori alla vita reale, Valter Longo, biochimico italiano eletto dal Time ‘guru della longevità’ – una vita a cavallo fra gli States, dove dirige l’Istituto di longevità della School of Gerontology all’University of Southern California, e il Belpaese, dove è a capo del Programma longevità e cancro all’Ifom di Milano – riassume le indicazioni che arrivano dagli studi in 10 passi ‘amici’ della mente.

pesce2Dell’argomento si parla oggi in occasione del talk show scientifico ‘Dieta della longevità e stile di vita per la prevenzione e cura delle malattie neurodegenerative’ organizzato dal gruppo Korian, realtà attiva nel settore dell’offerta di servizi di cura e assistenza per l’invecchiamento, con un network europeo di 715 strutture (da case di cura ad appartamenti protetti). L’evento è in diretta su Facebook, e offre uno spazio di confronto fra esperti su un tema prepotentemente in cima alle agende sanitarie dei Paesi occidentali: l’impatto di Alzheimer e demenze.

 Per proteggere il cervello si può cominciare a impugnare coltello e forchetta, spiega lo scienziato che ha dato i natali alla Dieta mima-digiuno (Dmd) e ha investigato su tavole illustri: quelle dei centenari più famosi del Pianeta, fra cui la ‘super nonna’ italiana Emma Morano, vissuta 117 anni.
Tra i consigli degli esperti c’è la Dieta mima-digiuno ma solo per chi non va oltre i 70 anni. Adottare periodicamente una dieta a ridotto apporto calorico, per 5 giorni e sotto controllo medico, può generare effetti positivi sullo stato di salute dell’organismo, con cambiamenti nei fattori di rischio associati alle malattie neurodegenerative. Fino a 70 anni, precisa Longo, “periodi di digiuno intermittente (Fast Mimicking Diet) contribuiscono a rigenerare le cellule neurali, riparando quelle danneggiate e sostituendole con cellule nuove attraverso un vero e proprio processo di ringiovanimento dall’interno che migliora l’apprendimento e la memoria”.
Il caffè è tra gli elementi chiave.  Studi suggeriscono che un consumo moderato di caffè potrebbe proteggere il cervello da alcune forme di demenza. In particolare alcuni lavori sull’Alzheimer indicano una riduzione di circa il 30% del rischio di sviluppare la malattia nei ‘bevitori’ più appassionati.
E’ fra gli alimenti neuroprotettivi l’olio di cocco. Una ricerca su pazienti con Alzheimer associa a un consumo di 40 ml giornalieri un miglioramento delle funzioni cognitive. Sotto la lente degli scienziati l’azione dei suoi acidi grassi a catena media contro le demenze.
I grassi monoinsaturi dell’olio di oliva sembrano svolgere una funzione protettiva contro l’Alzheimer, a differenza del consumo di grassi saturi o trans presenti negli alimenti di derivazione animale (carne rossa, burro, formaggi, latte intero, salumi), che potrebbero aumentare il rischio.
Bastano pochi grammi di frutta a guscio (noci, mandorle, nocciole). Longo cita un recente studio spagnolo che ha dimostrato come aggiungere alla dieta mediterranea 30 grammi al giorno di frutta a guscio, nelle persone con più di 60 anni, ma probabilmente anche a età inferiori, determini un miglioramento delle funzioni cognitive.
Alcune vitamine e altri nutrienti vengono proposti come neuroprotettivi e quindi capaci di proteggere le cellule del sistema nervoso. Lo scienziato fa riferimento a studi che hanno evidenziato carenze di acidi grassi omega-3, vitamine del complesso B e vitamine E, C e D negli individui affetti da invecchiamento cerebrale e demenze. Via libera, spiega quindi, a tante verdure di stagione e un po’ di frutta e ogni 3-4 giorni, un integratore alimentare completo.
E poi un pò di esercizio.
Lettura, puzzle e ‘Digital gaming’ per allenare il cervello. Potrebbero essere battezzati esercizi per la mente, migliorano le funzioni cognitive – spiega lo scienziato – e aiutano a prevenire o ritardare l’insorgenza delle demenze.
Attività aerobica per migliorare le funzioni cognitive. Una rassegna degli studi su attività fisica e demenza eseguiti su 800 pazienti e 18 test clinici è arrivata alla conclusione che l’attività fisica, e in particolare gli esercizi aerobici (corsa, nuoto e così via), migliorano le funzioni cognitive nei pazienti affetti da demenza.
L’amore e l’amicizia rimangono in una posizione centrale per la salute del nostro cervello. Vivere relazioni sociali intense e gratificanti, mantenendo un ruolo attivo in famiglia aiuta a mantenere sempre attive le nostre strutture cognitive favorendo la rigenerazione neuronale e soprattutto attivando i centri di rilascio della dopamina, fondamentale per contrastare l’insorgenza della depressione, il cui rapporto con l’Alzheimer è al centro di studi anche italiani.



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