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Valter Zanardi, la voce narrante

Valter Zanardi, la voce narrante
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Il libro vero, quello fatto di copertina e pagine, può procurare gioie e dolori. Certo, c’è il profumo della carta e degli inchiostri, la qualità della rilegatura, il piacere di sfogliare. Oltre, beninteso, l’oggetto in sé. Se poi si tratta di una edizione bella o addirittura pregiata, il volume potrà integrare un’ immagine di lettore brillante e aggiornato: à la page, appunto. Ma chi ha un minimo di sensibilità ecologica, avrà comunque sulla coscienza una certa quota di foresta amazzonica. Per non parlare dell’occhio stanco che a una certa età può perdere la riga, dell’ingombro fisico per chi ha problemi di spazio, o di una concentrazione mentale che ogni tanto può perdersi. Non c’è solo il thriller che, stando alla fascetta gialla, “si legge tutto d’un fiato”. Esistono anche Flaubert, Mann, Hemingway, Buzzati e tanti altri. Ecco che allora la voce di un bravo interprete può supportare la pagina scritta, e soccorrere una vista stanca o distratta. Magari anche con quel certo calore umano che la stampa non può dare.

Con i suoi audiolibri, che facilmente trovi in You Tube, Valter Zanardi è un interprete che vive e soffre la sua lettura. Non ha la voce piena, levigata e potente dello speaker, né l’ accademica scansione dell’attore o del doppiatore. Il timbro è un po’ roco, la vocalità segue quasi musicalmente i significati e i ritmi della scrittura. Può persino accadere che l’autore stesso, ascoltando un proprio testo letto da lui, recuperi inedite tonalità o inopinate colorazioni nascoste tra le parole, che il prodotto cartaceo non valorizzava. A chi scrive è accaduto anche questo.

Lui, Zanardi, è un tipo secco e agile, un gentile folletto che da lontano si direbbe un po’ più anziano anche per via della barbetta bianca, ma da vicino nasconde bene i settant’anni con la sua figura di uomo moderno, elegante e mite. Piacevolmente discorsivo e di assoluta disponibilità umana. Riflessivo, spiritoso, un po’ melanconico. Ottima sintesi di scienza e tradizione letteraria. Profondo e colto, anche, se non altro per la varietà e vastità della biblioteca che continuamente aggiorna e ci offre gratuitamente in rete, incentrata soprattutto sui grandi scrittori classici dell’Otto-Novecento: Dostoevskij, Kafka, Hugo, Poe, Svevo, Verga, Manzoni, Maupassant…

Mi racconta di sé, tutta un’esistenza eclettica, varia, densa d’arte e intellettualità. Nasce a Bassano del Grappa da famiglia operaia, proprio vicino al mitico ponte. Profondo Veneto bianco, si diceva allora. Studia medicina all’Università di Padova, a Trieste si specializza in Neurologia. Collabora come conduttore a una sua radio privata ascoltata in tutto il Veneto, dedicandosi anche al teatro e alla musica: chitarra, clarinetto, diploma in pianoforte, esperienza di complessino e pianobar ad Abano Terme – brani jazz, swing e classici. A Urbino frequenta corsi di musica rinascimentale e barocca. A Belluno è aiuto facente funzione di primario di Neurologia. E questa, tra tanti disparati interessi, resta la sua definitiva o prevalente professione.

Ora si gode la pensione a Padova, dove vive con la compagna. Ha una sua sala di registrazione carica di monitor, altoparlanti, impianti elettronici e informatici. Professionale? “No, artigianale” è la risposta. E mi spiega che per ogni due ore e quaranta minuti di alta letteratura che arrivano a noi, ce ne sono almeno altre dodici di  elaborazione e lavoro tecnico. Non potresti fare come Proust, e insonorizzarti col sughero? “No, qui non si può. Da fuori arrivano rumori di cani e automobili, dal piano di sopra trambusto di porte e lucidatrici. Ore e ore per correggere, rifare, ripulire e potenziare il segnale. Tutto da solo”. Quanti iscritti? “Circa 30 mila”. Mica male. “Sai, non possiamo continuare a distruggere foreste. E poi la carta fa la muffa, richiede spazio e si strappa”. L’alternativa è l’audiolibro, ma i margini sono stretti per le normative sui diritti d’ autore (lo scrittore deve essere morto da almeno settant’anni!), e per il monopolio delle grandi piattaforme, che raccolgono tutto lasciando poco o niente agli artisti. Un circuito chiuso”. Autori preferiti?” I classici: Proust, Rilke, Musil, Mann. Amo molto i monologhi, che offrono più spazio a un certo istrionismo interpretativo, Difficile però trovare un canone, una cifra giusta. Il libro non è cinema, non è teatro: ha una sua modalità specifica. Ripeto: è tutto artigianato”. Ne convengo, in quanto la lettura di Zanardi – vissuta, nervosa, a volte perfino un po’ imprecisa – va ben oltre ogni artificiale piacevolezza da spot. Ma se non rende, perché lo fai? “Per lasciare qualcosa in questo mio transito terreno”.

Gian Luca Caffarena

redazioneBonVivre

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