L’attimo fuggente nelle opere di Vermeer


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Le stanze della memoria e i momenti intimi immortalati nei quadri dell’artista olandese più misterioso del seicento.

Ancora fino al 20 Gennaio 2013, la capitale romana ospiterà le preziose opere di Johannes Vermeer, un grande maestro della pittura del ‘600, molto amato in Italia eppure raramente visibile nelle esposizioni pubbliche. Vermeer. Il secolo d’oro dell’arte olandese, è il titolo della mostra allestita alle Scuderie Del Quirinale dove sono state raccolte per la prima volta in Italia, ben 8 opere dell’artista olandese affiancato da pittori a lui contemporanei, che delineano un percorso storico – artistico del tutto singolare. Conosciuto dal grande pubblico prima per il romanzo e poi per il film di grande successo internazionale ‘La ragazza con l’orecchino di perla, Vermeer, ancora oggi rimane una figura carica di mistero. Della vita del pittore si hanno poche notizie incerte e la sua produzione artistica conta circa 50 opere di cui attualmente se ne conoscono solo 37. I quadri dell’artista olandese sono di difficile movimentazione, il che negli anni, ha consentito l’esposizione delle sue opere al grande pubblico soltanto in occasioni particolari.

È uno sguardo intimo e riservato quello di Veermer. La luce soffusa, le ambientazioni semplici e spoglie lasciano spazio ai personaggi che popolano i quadri del maestro e che, quasi sempre, sono delle donne colte in gesti quotidiani, in momenti casuali che si cristallizzano sulla tela come delle foto ricordo. E proprio della camera oscura forse si serve Vermeer per la realizzazione delle sue opere. Non è un caso, se si entra sempre in spazi ristretti e a volte angusti; se si scorge un fascio di luce che provenire dalla finestra che irradia i volti dei personaggi e mette in ombra tutto quello che c’è intorno. E non è un caso, se si ha l’impressione che i volti rappresentati sembrano fuori fuoco, e se le donne che osserviamo appaiono sorprese da un osservatore inaspettato, molto attento e realistico quale potrebbe essere l’occhio di una macchina fotografica.

E che dire dei particolari dipinti in maniera tanto meticolosa da sfidare il reale? A Vermeer non sfuggono i ricami di un vestito, le pieghe di un’acconciatura, le piume di un cappello, le decorazioni di una finestra, il riflesso di un orecchino di perla, il pavimento a scacchiera, il quadro appeso al muro. Tutto quanto è accessorio nei quadri di Vermeer, balza agli occhi dello spettatore tanto da conferire alle opere un aspetto frivolo e superficiale. Ma questo avviene solo in un primo momento, perché a guardare meglio ci rendiamo conto che ogni oggetto esasperatamente curato nei particolari è un pezzo della memoria visiva del pittore, una particella infinitesimale di un momento catturato, la ferrea volontà di fermare il tempo, cogliere un attimo che mai più ritornerà, un’istantanea della realtà cristallizzata sulla tela di Vermeer. Quando abbiamo appreso che trovandoci davanti ad un quadro di Johannes Vermeer è come trovarsi davanti al tempo perduto, succede qualcosa di strano: silenziosamente entriamo nelle stanze dipinte dall’artista, ci illuminiamo di quel fascio di luce che entra da qualche finestra, condividiamo gli oggetti che decorano le stanze, stiamo attenti a non disturbare le donne che popolano la tela. Sono donne delicate, discrete e dallo sguardo magnetico, quelle rappresentate dall’artista olandese. Gli occhi scintillano, gli sguardi sembrano instillare gocce di memoria; con l’occhio indiscreto dell’osservatore, l’artista sembra intuire i pensieri fatui, i capricci e gli ammiccamenti che si sprigionano dalle pupille di queste donne. Ed è per questo che allora,‘La ragazza con il cappello rosso’ ci intriga con il suo aspetto quasi mascolino; ‘La suonatrice di liuto’ ci coinvolge con la sua curiosità mista a tenerezza; ‘La giovane donna con bicchiere di vino’ ci fa sorridere per la sua malizia, mentre ‘La ragazza con l’orecchino di perla’ ci affascina con il suo sguardo innocente e le sue labbra vermiglie.

Vermeer riesce a immortalare attimi fuggenti e il tempo che sembrava perduto, nei suoi quadri diventa finalmente il tempo ritrovato.

Michela Cella

 



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