Borghi Toscani. Anghiari: fu vera battaglia?


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1Provincia di Arezzo, Valle del Tevere, 5600 abitanti. Siamo in “Terra d’Anghiari,” dove l’ampio comprensorio territoriale, storicamente soggetto a infinite contese e divisioni politiche (Bizantini e Longobardi, Toscana e Stato Pontificio), presenta tuttavia una sua unità morfologica, geografica e commerciale.

La notorietà del bellissimo borgo è soprattutto legata, un po’ ingiustamente, alla storica battaglia del 29 giugno 1440 tra milanesi e fiorentini, celebrata da Leonardo in un capolavoro sventuratamente andato distrutto.  rubens battaglia di anghiariLe truppe toscane, alleate del papa, ebbero ragione di quelle lombarde, peraltro con pochissimi caduti da ambo le parti. Su quest’ultima singolare circostanza il toscanissimo Indro Montanelli ebbe salacemente a ironizzare, mettendo in dubbio lo spirito combattivo di quelle milizie mercenarie, più propense a reciproci patteggiamenti che a campali combattimenti all’ultimo sangue. Succede anche questo, se la motivazione del denaro prevale su più nobili idealità. Comunque sia andata – non c’erano cronisti – Anghiari rimase terra fiorentina, come doveva. Leonardo raffigurò lo scontro sulle pareti del Salone dei Cinquecento del Palazzo Vecchio di Firenze come un magnifico groviglio di lance, spade, cavalli e guerrieri furibondi, in una composizione genialmente movimentata e plastica. Purtroppo il Maestro, che con quell’opera doveva competere con l’eterno rivale Michelangelo, fu tradito dalla sua stessa inquietudine di sperimentatore.ANGHIARI Non si trattava infatti di un affresco, dove la tinta viene immediatamente assorbita dall’intonaco, ma di un esperimento di tecnica “a encausto”, con cui una fonte di calore esterna deve essiccare la superficie fresca del dipinto. Ma qualcosa, forse nel manovrare i bracieri, andò male: le fiamme si avvicinarono troppo alla parete, e i colori finirono rovinosamente sciolti o bruciacchiati. Un dramma gravissimo per Leonardo e per l’arte, perché il dipinto doveva essere davvero un capolavoro assoluto, come confermano gli studi di preparazione e una copia in cartone di Rubens.243px-Leonardo_da_Vinci_Anghiarischlacht

Ma indipendentemente da tutto questo, ad Anghiari bisogna proprio andarci. Fu qui che San Francesco, secondo la tradizione, piantò una croce e benedisse la valle del Tevere. E qui, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, si trova l’omonima Madonna dei Della Robbia.

Il nucleo antico su cui l’abitato si è successivamente sviluppato è dato dall’imponente Rocca, distrutta nel 1500 e ricostruita nel 1600. Del complesso architettonico rimane, ancorché rimaneggiato, il Palazzo Pretorio, residenza di podestà e vicari fiorentini. Lo stesso rinascimentale palazzo Taglieschi sorge su preesistenti torrioni medievali, mentre palazzo del Marzocco (XV secolo), appartenente agli Angeleri, ospita oggi il Centro della documentazione della Battaglia di Angjiari. Dal 1388 il mercato si tiene ogni mercoledì in Piazza Baldaccio, o Mercatale.

2Il culto del passato si esprime anche nelle prevalenti attività commerciali e artigianali: antiquariato e restauro. La specialità culinaria sono i “bringoli” :semplice pasta di acqua e farina con “sugo finto”. Un sapore mediceo.

GLC

 



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