Il genio delle acque. Dalla domus in riva al mare a Tamo


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TAMOItalia. Si chiama Il genio delle acque il nuovo allestimento museale di RavennAntica che arricchisce la raccolta di mosaici antichi e moderni del centro TAMO nel Complesso di San Nicolò a Ravenna, fino al 31 dicembre 2015  Il titolo prende spunto dal più importante reperto esposto, la raffigurazione di un uomo con barba, simbolo di una divinità fluviale.
Il ritrovamento della divinità barbata e di altri mosaici, risalenti al I e II secolo d.C., avvenne casualmente, come accade per la maggior parte delle scoperte archeologiche. Come sempre in questi casi, Hera interruppe i lavori per consentire l’intervento degli archeologi della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e il corretto recupero dei reperti. In questo caso, Hera ha sostenuto non solo le spese dello scavo archeologico ma anche quelle del distacco dei mosaici e del successivo restauro, confermando l’annosa collaborazione con la Fondazione RavennAntica e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
I reperti rinvenuti appartengono tutti a un settore di una residenza di epoca imperiale romana, con pavimenti a mosaico in bianco e nero, a motivi geometrici, appartenenti a quattro ambienti che si aprivano intorno a un’area cortilizia, pavimentata in mosaico bianco, al centro della quale si trovata anche un pozzo per attingere l’acqua di falda. L’uomo con la barba, la divinità barbata o genio delle acque -come è stato ribattezzato- è l’unico mosaico con motivi figurativi venuto in luce.
La domus di Piazza Anita Garibaldi sorgeva molto vicina alla linea di costa, ad alcune centinaia di metri dal mare, e rappresenta un’interessante conferma dello sviluppo urbano di Ravenna in epoca imperiale. Nel lungo periodo di pace e prosperità inaugurato da Augusto, la città comincia ad espandersi oltre il perimetro delle vecchie mura repubblicane, così nel corso del I e del II secondo secolo dopo Cristo molte domus e villae sorgono verso la campagna circostante e, ora lo sappiamo, anche verso il mare. I dati emersi dalle indagini archeologiche permettono quindi di aggiungere nuove informazioni alle conoscenze storiche sulla città e di avere una nuova percezione dell’aspetto urbano antico di Ravenna.
Il ritrovamento arricchisce la conoscenza dello sviluppo di Ravenna in quei secoli cruciali e prima della più famosa fase bizantina. La raffigurazione della divinità fluviale, d’altra parte, conferma il forte legame simbolico di Ravenna con l’acqua, il mare, i fiumi, le aree lagunari e lacustri. Come sappiamo il mare lambiva la città ad est, le valli la circondavano sugli altri lati e dentro la città scorrevano alcuni corsi d’acqua. Niente di più logico quindi che la simbologia acquatica avesse un peso rilevante nelle decorazioni in ambito pubblico e privato, come nella domus scoperta a pochi passi dal mare.
Dal 16 maggio, dopo quasi due millenni e dopo essere passati dalle sapienti mani dei restauratori, i preziosi mosaici di Piazza Anita Garibaldi tornano a vivere in un originale allestimento a TAMO, dove accanto al genio delle acque trovano posto altri importanti lacerti, parte dell’area cortilizia con il pozzo e una suggestiva porzione della struttura muraria di epoca tardo-antica.
Gli scavi per la realizzazione della stazione ecologica di Piazza Anita Garibaldi a Ravenna risalgono all’estete 2011: tutte le fasi di recupero e restauro sono state finanziate da Hera



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