L’8% dei tumori delle donne correlato all’eccesso di peso


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chirurgia bariatrica“Ero condannata a morte, a 36 anni soffrivo di ipertensione, diabete, disturbi di circolazione. A cui aggiungevo attacchi di panico, depressione cronica e ansia. Impossibile allacciarsi le scarpe, fare quattro passi, salire una rampa di scale erano sforzi paragonabili alla scalata dell’Everest. Improponibile una vita sociale sensata, impossibile pensare di entrare in un solo posto aereo, in una cabina di ingresso della banca, non incastrarsi in una seggiolina con i braccioli. La chirurgia mi ha salvato la vita” Sono le parole di Marina Biglia, Presidente dell’Associazione Amici Obesi che ha raccontato la sua storia di obesa e di sopravvissuta. Una storia che è un baratro verso la disistima perché agli aspetti clinici si aggiungono i disagi legati all’emarginazione, la discriminazione, ma anche i problemi sociali, affettivi e emotivi.

“Nell’opinione comune esiste l’idea che l’obeso sia una persona magari simpatica ma con scarsa forza di volontà e che è responsabile della propria condizione perché mangia troppo. Una visione che in breve tempo si trasforma in uno stigma. Gli obesi spesso fanno lavori più umili, sono pagati meno e più frequentemente di altri sono disoccupati a causa delle precarie condizioni di salute” spiega il Prof. Nicola Di Lorenzo, Presidente della SICOB durante la conferenza in corso al Senato “In realtà l’obesità è una condizione clinica che evolve e si complica nel tempo, una vera e propria patologia del comportamento alimentare che porta con sé un alto grado di comorbidità, cronicità e invalidità e, oltre certi livelli, non si risolve con dieta ed esercizio fisico: le evidenze ci dicono infatti che le terapie convenzionali come dieta e farmaci hanno una efficacia inferiore al 5%. Ma soprattutto gli obesi hanno una aspettativa di vita diminuita tra 5 e 20 anni (*).

“Dobbiamo scardinare l’idea che l’intervento di chirurgia bariatrica per la cura dell’obesità sia una ‘scorciatoia’ per chi vuole dimagrire o un capriccio estetico. Gli obesi con un BMI superiore a 30 in Italia sono il 10% della popolazione. I candidati a questo tipo di chirurgia sono soggetti che convivono con ipertensione e diabete e che rischiano ogni giorno infarti, ictus e cancro” spiega Claudio Cricelli, Presidente SIMG “Un recentissimo studio pubblicato su Lancet Oncology condotto dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione, ha rilevato come almeno mezzo milione di casi di cancro nel mondo (il 3,6% di tutti i tumori) siano causati dal sovrappeso negli adulti. E questo allarma perché penso al preoccupante rateo di obesità nei bambini che ci dice come stiamo allevando una generazione di giovani malati cronici”.

Tra i soggetti affetti da obesità severi le patologie si sommano: soffre di diabete il 26% degli obesi, di asma il 23%, di artrite il 44%, di ipertensione il 51% e di cancro il 52%.

“L’obesità è un fattore di rischio per il cancro alla stregua del fumo di sigaretta, è stato osservato ad esempio che l’8% dei tumori delle donne è correlato all’eccesso di peso. Il rischio aumenta perché le cellule adipose non sono inerti, ma funzionano come un vero e proprio tessuto endocrino che produce sostanze pericolose: l’eccesso di estrogeni aumenta il rischio di endometriosi e tumore al seno nelle donne, l’insuline-like growth factor (IGF) funziona come fattore di crescita per molti tipi di tumore e le ‘adipochine’ sono i nuovi indagati nella proliferazione delle cellule cancerose. Il risultato è che l’8% dei casi di cancro al seno nelle donne occidentali è correlato all’eccesso di peso” conclude il Professor Di Lorenzo.

Non esistono obesi in salute, l’obesità è ormai riconosciuta come fattore di rischio per decine di patologie e i soggetti affetti dalle forme più gravi vanno considerati come ‘bombe ad orologeria’ a causa della loro fragilità. “Gli interventi di chirurgia dell’obesità sono spesso confusi con quelli estetici come la liposuzione, in realtà questo tipo di chirurgia non asporta grasso ma modifica strutturalmente l’apparato digestivo per ridurre l’afflusso degli alimenti o la capacità di assorbimento degli stessi. Le principali tecniche chirurgiche (bendaggio gastrico, gastrectomia verticale e bypass gastrico, diversione bilio-pancreatica) hanno mostrato rilevanti percentuali di efficacia nel ridurre l’obesità grave, tra il 50 e l’80 (Fonte: Buchwald et al., 2004).

 

GLI INTERVENTI PIÙ ESEGUITI

 

DIVERSIONE BILIOPANCREATICA

La BPD si esegue asportando circa i 2/3 dello stomaco, la colecistectomia (per la profilassi dei calcoli) e la diversione biliopancreatica vera e propria, che consiste nella creazione di un doppio condotto intestinale che ritardi l’incontro fra cibo e succhi digestivi. Sia la BPD standard sia le sue varianti hanno come meccanismo di azione il ridotto assorbimento degli alimenti, specialmente grassi e farinacei che sono le principali fonti di calorie della nostra alimentazione.

La diversione biliopancreatica è l’intervento di chirurgia bariatrica più efficace: ne consegue che i soggetti obesi con alto indice di massa corporea (BMI superiore a 50, cosiddetti “super obesi”) e coloro affetti da diabete tipo II e/o ipercolesterolemia sono particolarmente candidati a questo tipo di procedura. La libertà nella dieta risolve inoltre molti dei conflitti che spesso affliggono il soggetto obeso: è perciò che la BPD trova specifica indicazione in chi ha un comportamento alimentare di tipo compulsivo (binge eating).

Le complicazioni nutrizionali tardive sono, come i risultati sulla perdita del peso, la conseguenza del ridotto assorbimento. E’ essenziale perciò che gli operati di BPD seguano assumano supplementazioni orali di calcio, ferro e vitamine.

 

IL BY PASS GASTRICO

Il By-Pass Gastrico  agisce con un’azione di restringimento dello stomaco e un’azione metabolica. Il bypass gastrico con ricostruzione ad Y secondo Roux (RYGB) è l’intervento più eseguito negli USA. Consiste nella creazione di una piccola tasca gastrica alla quale viene connessa un ‘ansa intestinale isolata (ansa alimentare). Il cibo introdotto è pertanto limitato al volume della tasca gastrica (grande quanto una tazzina da caffè) e imbocca una nuova strada “saltando” (by-pass) lo stomaco, il duodeno ed il primo tratto dell’intestino tenue con conseguente riduzione della percentuale di assorbimento dei nutrienti. Nel Bypass gastrico non si asporta alcuna parte dello stomaco o dell’intestino, lo stomaco residuo viene lasciato in sede. Il By-Pass Gastrico può essere eseguito con differenti varianti tecniche. La lunghezza dell’ansa alimentare e di dell’ansa biliare possono essere variate rispetto alla tecnica standard per ottenere un maggior effetto malassorbitivo. I principali effetti del bypass gastrico sono: un’azione mista restrittiva e malassorbitiva,  una riduzione dell’appetito dovuta ad alcune modificazioni nella secrezione ormonale e in parte all’arrivo del cibo velocemente nell’intestino, un importante e ancora non ben compreso effetto specifico sul diabete mellito tipo II, un possibile “discomfort” (sindrome post-prandiale o dumping syndrome) che puo’ insorgere dopo i pasti soprattutto dopo assunzione di carboidrati semplici e che porta ad una “autolimitazione“ della quantità e qualità dei cibi. Inoltre la porzione di intestino “saltato” svolge un ruolo fondamentale nell’assorbimento di alcune vitamine, sali minerali, calcio e ferro comportando la necessità di assumere quotidianamente per tutta la vita complessi multivitaminici, calcio e ferro.

 

BENDAGGIO GASTRICO REGOLABILE

L’intervento consiste nella creazione di una piccola tasca gastrica che comunica con il resto dello stomaco tramite uno stretto orifizio. Il volume della tasca gastrica è di circa 25 ml mentre quello dell’orifizio di svuotamento è regolabile. Questo intervento non comporta asportazione o sezione di organi ed è anatomicamente e funzionalmente reversibile. La tasca gastrica è ottenuta circondando la parte superiore dello stomaco con un anello di silicone (tipo clessidra), collegato mediante un tubicino ad un piccolo serbatoio posizionato sopra la fascia muscolare della parete addominale. Attraverso questo serbatoio l’anello può essere regolato dal medico semplicemente aggiungendo o rimovendo soluzione fisiologica, modificando così il diametro dell’orifizio di svuotamento.

L’assorbimento del cibo resta quindi invariato perciò mangiando cibi semi liquidi ad alto contenuto calorico questi, una volta superato il “passaggio obbligato”, verranno interamente assorbiti. Per tale motivo, ai pazienti operati di bendaggio gastrico regolabile, si consiglia una dieta costituita prevalentemente da cibi solidi. La relativa rapidità di esecuzione dell’intervento (un’ora circa), l’assoluta reversibilità, l’assoluta assenza di modificazioni a carico degli organi addominali, la sua effettuazione in laparoscopia e la possibilità di regolarne la calibrazione dall’esterno con una semplice puntura del serbatoio, ne costituiscono i principali vantaggi.

 

 

SLEEVE GASTRECTOMY

La Sleeve Gastrectomy (o gastrectomia verticale) comporta l’asportazione dell’85% dello stomaco e la creazione di un neostomaco tubuliforme. Il cibo quindi transita regolarmente nell’intestino, pertanto questo intervento non modifica in alcun modo il funzionamento dello stomaco ma solo la sua capacità, che risulta irreversibilmente ridotta. Questo intervento quindi determina una perdita di peso attraverso una restrizione dell’apporto di cibo che può essere ingerito, senza alcun by-pass dell’intestino o malassorbimento. E’ dunque un intervento estremamente efficace che ha diversi vantaggi: assenza di corpi estranei gastrici, normale funzionalità intestinale, possibilità di poter eseguire esami endoscopici nel post operatorio che prevedano un accesso al duodeno.
Bisogna tuttavia ricordare che cibi liquidi e molto calorici , come il gelato, possono essere introdotti e assorbiti e potrebbero causare la mancata perdita di peso.

 

 

I 10 Paesi con maggior numero di pazienti obesi nel mondo

 

  1. Stati Uniti
  2. Cina
  3. India
  4. Russia
  5. Brasile
  6. Messico
  7. Egitto
  8. Germania
  9. Pakistan
  10. Indonesia

 

(Fonte: The Lancet, Global Burden of Disease Study )

 



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