Velletri, riapre dopo il restauro l’ex convento del Carmine


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Italia, Velletri (Roma) – In occasione della 22° Festa delle Camelie, a Velletri, sarà aperto al pubblico l’ex Convento del Carmine ora denominato  “Case delle Culture e della Musica”, grazie al finanziamento del Progetto PLUS Lazio; verranno svolte gratuitamente viste guidate nei diversi ambienti della struttura dai Dottori in Conservazione dei Beni Culturali della Tuscia, che hanno studiato nella ormai ex sede distaccata di Velletri. Il pristino dell’edificio ospiterà la biblioteca comunale e una sede distaccata dell’Accademia delle belle Arti di Roma (negli ex spazi adibiti a dormitori), spazi espositivi (nell’ex refettorio) auditorium (ex chiesa) e sala prove (ex sacrestia).

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Il progetto di recupero dell’ex Convento è stato incentrato sul ripristino degli spazi, adibiti ad usi diversi da quelli religiosi a seguito della soppressione degli ordine religiosi avvenuto nel 1870, al restauro degli affreschi presenti nel chiostro, nel refettorio e nella chiesa, oltre ad interventi strutturali per la messa in sicurezza delle murature.

Auditorium (2)

Nel Seicento la zona dove venne edificato il convento era quasi disabitata, era presente l’antica chiesa di S. Antonino (1065) e l’oratorio della Confraternita della Misericordia dal 1533 fino al 1573 che cedettero i due edifici ai Frati Carmelitani di antica Osservanza, giunti in città. Durante la prima metà del XVII secolo i lavori di costruzione del Convento, eseguiti con larghe donazioni da parte della città, accrebbero le fabbriche, creando la tipica architettura conventuale carmelitana, basata sull’essenzialità, solidità e funzionalità degli spazi traducibile in un corpo quadrangolare su più livelli. Al piano interrato i magazzini, al piano terra il chiostro,il refettorio e la cucina; la chiesa con l’oratorio; al piano superiore  le celle per i frati e le stanze per il Priore. Nella seconda metà del XVII secolo si procede alla decorazione del chiostro e parte del refettorio, secondo la critica attribuibile alla mano di Gaspard Dughet (1615-75), cognato di Poussin e attivo nei dintorni di Roma in quegli anni. Nel primo ambiente all’interno delle lunette ricavate dalle volte a crociera, le storie dell’Ordine Carmelitano, nel refettorio, sempre nelle lunette ricavate dalle volte a botte ribassata, paesaggi campestri, temi già trattati dall’artista anche a Roma nella chiesa del medesimo Ordine dei SS. Silvestro e Martino ai Monti. La chiesa, all’epoca si presentava ad unica navata con altari laterali adornati, e in questo periodo la Confraternita della Misericordia chiuse l’accesso all’Oratorio, creando due spazi isolati. Oggi l’ex chiesa mostra al visitatore la sua struttura muraria originale, assenza degli altari e della zona presbiteriale, ospita invece l’auditorium, con intervento strutturale per modificare il suono attraverso pannelli e sedute create per l’uso attuale. Nella parte settentrionale si accede all’ex sacrestia, che ospiterà la sala prove, con pregevoli stucchi settecenteschi, e lampadari per la diffusione e correzione del suono. L’ex oratorio della Confraternita della Misericordia è andato perduto, al suo posto oggi vi è un palazzo.

Nel Settecento vennero eseguiti altri lavori strutturali volti al consolidamento e alla costruzione del campanile (oggi perduto) e agli affreschi presenti all’interno del refettorio, la critica li attribuisce al giovane pittore Antonio Paticchi (1762-88) raffiguranti la Vergine e S. Simone Stock, l’Ultima Cena, Il carro di fuoco del Profeta Elia, e la creazione di tre finestre (Trompe-l’oeil).

All’inizio dell’Ottocento vengono eseguiti nuovi interventi di restauro all’edificio, ma inseguito al 1870 con l’acquisto da parte dello Stato il convento viene impiegato ad altri usi, perde la sua struttura ecclesiastica che lascia il posto: ad un punto di primo soccorso, caserma della Guardia di Finanza, uffici della Conservatoria del Registro di Velletri fino al 1960; poi l’abbandono fino agli inizi del 2000 quando il Comune ha deciso di iniziare lavori di consolidamento e restauro.

Sara Di Luzio

 

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