Ritorna di moda l’Elixir di China, contro il logorio della vita moderna


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corteccia-di-chinaCon il nome generico di china si indicano alcune specie di piante arboree originarie delle Ande, la cui corteccia può essere utilizzata per la preparazione di estratti, bevande ed elisir oppure, a fini farmacologici, per l’estrazione degli oltre 30 alcaloidi che in essa sono stati isolati.

Grande estimatore della china fu il padre della gastronomia italiana, Pellegrino Artusi, che nel suo classico “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” del 1891, quasi al termine del capitolo dedicato ai liquori, incluse l’elisir di china commentandolo con queste parole: “Non tutte le ricette che io provo le espongo al pubblico: molte ne scarto perocché non mi sembrano meritevoli; ma questo elisir che mi ha soddisfatto molto.” E subito dopo indica un elenco di ingredienti: china peruviana, corteccia secca di arancio amaro, spirito di vino, acqua, zucchero bianco.  Mentre Artusi componeva il suo capolavoro, i mercanti olandesi che ne detennero il monopolio sino alla seconda guerra mondiale, la diffusero nel mondo. Con il crescere della sua notorietà, la corteccia aromatica e medicamentosa della china venne sempre più impiegata nella preparazione di un’innumerevole quantità di liquori e aperitivi. In Francia, ad esempio, si affermarono marche molto note come Ambassadeur, Byrrh, Dubonnet, Saint – Raphaël.  In Italia China Martini tenne banco nei Caroselli della prima tv in bianco e nero con i tormentoni di Ernesto Calindri, non da meno si imposero la China Massagli, il Ferrochina Bisleri e un gran numero di infusi a distribuzione regionale, per non parlare del vermouth chinato, eccellente aperitivo, e del barolo chinato,  tornato alla ribalta recentemente  come accompagnamento ideale del cioccolato.

La preparazione di un liquore a base di china si ottiene con la macerazione in alcool puro o in soluzione idroalcolica della corteccia polverizzata della pianta, con l’aggiunta della scorza di arancia amara e di eventuali altre erbe officinali e spezie, che determinano le varianti di ogni  ricetta. Dopo un adeguato riposo, il liquido ottenuto viene filtrato, poi addizionato con zucchero o sciroppo di zucchero; il tutto viene quindi messo a maturare. A maturazione conclusa, previa aggiunta di acqua demineralizzata fino al raggiungimento della gradazione alcolica voluta, il liquore può considerarsi pronto. Le sue caratteristiche organolettiche salienti sono il colore bruno, il bouquet armonico di profumi vegetali, in cui nessuno prevale sull’altro, e il gusto tipicamente e gradevolmente amaro.

I liquori e gli elisir che contengono china possono essere serviti lisci  come digestivi, oppure possono essere addizionati con acqua calda, zucchero e scorza di limone per creare una rinvigorente bevanda invernale. D’estate, per un piacere invece rinfrescante, possono essere serviti con abbondanti cubetti di ghiaccio. Inoltre sono una base originale nella preparazione di alcuni cocktail, uniti al rabarbaro o al bitter.
I preparati artigianali a diffusione più locale, sono ancora oggi venduti al pubblico nelle stesse farmacie nelle quali è stata messa a punto la loro prima ricetta.



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